Hanno vinto i passeggini. Il Tar del Lazio ha sospeso gli aumenti delle rette degli asili nido disposti dal Comune di Roma. Il 4 ottobre scorso, il “popolo dei passeggini” aveva protestato in piazza contro le politiche della giunta guidata da Ignazio Marino. Guidati dall’ex assessore alla Famiglia della giunta Alemanno, Gigi De Palo, centinaia di persone avevano portato nella piazza del campidoglio dei passeggini vuoti in segno di protesta contro «l’aumento salato e improvviso» delle tariffe degli asili nido. Aumento che era stato deciso dopo la chiusura delle iscrizioni. Intervistato da Zenit, De Palo ha raccontato che «duecentocinquanta famiglie messe insieme attorno a temi concreti e consapevoli hanno vinto contro l’ingiustizia del Comune più grande d’Italia. Le famiglie non possono scioperare, ma insieme hanno trovato la forza per diventare la fionda che ha abbattuto il gigante di un’amministrazione scorretta». Ora il sindaco dovrebbe «chiedere scusa a tutti quei genitori che hanno pagato le prime due rate dell’asilo nido con quegli aumenti giudicati dal Tar illegittimi. Noi dobbiamo continuare sempre e dovunque a tenere alta l’attenzione su questo tema».
TRASCRIZIONI. Intanto, Marino ha voluto rispondere al prefetto, per quanto riguarda le trascrizioni sul registro di stato civile delle unioni fra coppie omosessuali. «Ritengo di aver operato legittimamente», scrive in una lettera. «Il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero non è inesistente e non costituisce minaccia per l’ordine pubblico». E ci mancherebbe, verrebbe da dire. Ma, soprattutto, che c’entra? Il problema è che non c’è una legge.
SONDAGGIO. Il sindaco è evidentemente confuso. Forse anche per un sondaggio rivelato oggi e che, realizzato un mese fa, probabilmente spiega perché Marino si sia buttato a capofitto sulla questione ideologica gay: per far dimenticare i pessimi risultati della sua amministrazione. Ne sono convinti i romani che, secondo un sondaggio commissionato dal Pd a Swg, lo bocciano con una maggioranza bulgara: l’80 per cento di loro si fida poco o nulla di Marino. Solo uno su cinque lo vorrebbe ancora primo cittadino della Capitale. Se oggi si tornasse alle urne, lo rivoterebbe solo il 23 per cento degli elettori, il 75 per cento scriverebbe un altro nome sulla scheda. Alla domanda su “che cosa funziona bene a Roma”, il 54 per cento dei romani ha risposto: «Nulla».