Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Il rapporto 2015 Assalco-Zoomark ha evidenziato come, anche in tempi di crisi economica, il mercato che ruota intorno alla cura degli animali sia in continua espansione. Rispetto a dieci anni fa, il settore è cresciuto del 10 per cento, e a fare impressione è l’esplosione delle spese per gli “accessori” che vantano un fatturato di 66 milioni di euro con un incremento del 3,9 per cento.
Per i nostri amici a quattro zampe siamo disposti a tutto e il mercato, questo, lo ha capito bene. Borse per il trasporto di cuccioli arrivano a costare 720 euro, spa per cani 200 euro, collari 90 euro. Sempre più padroni garantiscono ai loro amici ricorrenti soggiorni in hotel di lusso, allenamenti in palestra, sessioni di toelettatura (lo smalto per unghie costa un occhio della testa). A Milano è nato “Autobau”, servizio taxi per animali: 45 euro l’ora, 90 di notte.
Non c’è niente di male in tutto ciò, ma fa abbastanza impressione apprendere che gli animali domestici in Italia sono 60 milioni – tanti quanti siamo noi, insomma, e il rapporto ora è di uno a uno.
Il dato, nel paese dell’ormai perenne allarme demografico, dovrebbe, almeno, dare da pensare: secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, in Italia l’anno scorso i morti sono stati 653.000, le nascite 488.000.
Può darsi che fra i due fenomeni (più cani, meno figli) non vi sia alcuna relazione, ma allora dovremmo iniziare a chiederci perché i nostri parchi siano ormai più frequentati da “runner con cane” piuttosto che da “mamme con passeggino”.
Foto cani da Shutterstock