Quel che si vede nel paese è un’amministrazione fiscale alla fine troppo potente che introduce nelle imprese sopravvenienze passive che spesso fanno saltare il banco. Si dirà: ma è giusto, è tutto legale, era ora che qualcuno facesse diventare gli italiani un popolo civile che teme gli agenti delle tasse.
Obiezione più che sacrosanta, in linea teorica. Ma non c’è un capo, non c’è un principio. È una società perfettamente legale ma senza legge, senza un punto di verticalità. Qualcuno ha provato a sintonizzarsi con la pancia del popolo? Cosa sente quella pancia? Che quelle tasse sono inutili. A drop in the sea, una goccia nel mare. E allora perché pagarle? Perché qualcuno molto, molto intelligente ci vede il prezzo di un sofisticato investimento sociale che un giorno trasformerà l’Italia in un paese normale? Ma la gente vuol mangiare tre volte al giorno. Quindi chi vuole intendere intenda.
Nessuno mette in discussione la necessità di abbattere il debito pubblico. Ma tutti sanno ormai che questo non si può fare riducendo la spesa, per lo meno non nel breve periodo. Tanto meno lo si può fare aumentando ulteriormente le tasse. Queste tasse al più avrebbero potuto essere un doloroso messaggio: “Cara Frau Merkel, ha visto che non siamo un paese di imbroglioni e di cicale? Ha visto come sappiamo soffrire? Bene, però adesso la smetta di rompere e stampi moneta”. Ma la Merkel non stamperà. Non in tempo utile. È molto al di sopra delle sue forze e, forse, e questo è peggio, al di sopra della sua intelligenza. Perciò le tasse, queste tasse, sono semplicemente inutili. Quando un imprenditore è sul punto di fallire, smette di pagare i fornitori, per non commettere reato di “preferenziale”, e smette di farsi prestare soldi, per non fare ricorso abusivo al credito. Ecco cosa rischiano di essere queste tasse: abusivo ricorso al credito per continuare pagamenti preferenziali. E il popolo lo sa, o meglio lo sente. E s’incazza.
Se la Merkel non stampa, la soluzione non sono gli eurobond, che entrerebbero in circolo troppo tardi e poco. Con gli eurobond Hollande potrà forse tenere buoni per un po’ i francesi, ma non la realtà. Gli eurobond sono un ballon d’essai. In Italia non funzioneranno. Lo sappiamo tutti. In Italia le opere pubbliche non si fanno: troppi veti incrociati, troppa burocrazia. Se per vedere ripartire l’economia dobbiamo aspettare le grandi opere, facciamo in tempo a morire.
Non ci sono molte alternative. O si fa inflazione, ma l’inflazione ha in mezzo l’ottusità della Merkel e questo incubo di Europa; o si va in default, ma il default ha in mezzo qualche anno di miseria nera; o si prova il grande swap, che non ha in mezzo niente, se non l’inettitudine del potere costituito e la cattiva volontà della “casta” che campa sopra il patrimonio pubblico italiano. Caserme, ospedali, scuole, musei, carceri e tribunali messi in fondi specializzati, ceduti in locazione agli enti pubblici utilizzatori per vent’anni a rendimenti di mercato e posti a sottostante di titoli dati in cambio di titoli di Stato. A quanto ammonta il patrimonio dello Stato che si può valorizzare in questo modo a fini antidebito? Da quanti e quali beni è costituito? Perché non c’è ancora un team di cento intelligenze che ci lavora sopra giorno e notte? Dicono che si tratti di qualcosa come duemila miliardi di euro, quanto il nostro debito pubblico. Una cosa da pazzi. Pigliane una parte, mettila in un fondo e dà ai tuoi debitori obbligazioni a lunga scadenza di questo fondo contro debito dello Stato. E gli asset finiti nel fondo concedili in uso allo Stato, ma a giusto reddito. E poi fai gestire questi asset a manager capaci, che li valorizzino nel lungo termine. Prendi i carabinieri che stanno nel centro di Milano, trova loro una sistemazione alternativa a Bisceglie e rivaluta la caserma del centro cinque volte tanto, a beneficio dei detentori delle obbligazioni.
Qualcuno ha un’idea di cosa potrebbe muovere un’operazione del genere? Parliamo di tre, quattro, cinquecento miliardi di euro di debito in meno. Eppure nessuno lo considera, il grande swap. Nessuno lo fa. Nessuno che metta mano a questa democratica emergenza. Perché? Il grande swap è una manovra di moralità pubblica, invertirebbe la tendenza collettivistica. Rimetterebbe in circolo ricchezza, mozzerebbe la manomorta dello Stato. E si potrebbe accompagnare alla riduzione delle tasse e della spesa pubblica in un piano di lungo termine fatto da un potere riformato e perciò credibile. Invece si ciancia di patrimoniale.