Papa Francesco, nell’omelia di stamane alla Casa Santa Marta, ha parlato della consolazione che Dio sa portare al suo popolo. Una consolazione che «ricrea le cose. E la Chiesa non si stanca di dire che questa ri-creazione è più meravigliosa della creazione. Il Signore più meravigliosamente ricrea. E così visita il suo popolo: ricreando, con quella potenza. E sempre il popolo di Dio aveva questa idea, questo pensiero, che il Signore verrà a visitarlo. Ricordiamo le ultime parole di Giuseppe ai suoi fratelli: “Quando il Signore vi visiterà portate con voi le mie ossa”. Il Signore visiterà il suo popolo. È la speranza di Israele. Ma lo visiterà con questa consolazione».
SENZA SENSO. Questo “rifare del Signore”, ha proseguito il Pontefice, «ci dà speranza; il Signore rifà con la speranza; sempre apre una porta. Questa speranza è una vera fortezza nella vita cristiana. È una grazia, è un dono». La peggiore cosa che possa capitare nella vita, infatti, è proprio perdere la speranza, perché poi nulla ha più «senso»: «È come se la vita fosse davanti ad un muro: niente. Ma il Signore ci consola e ci rifà. E anche lo fa con una vicinanza speciale a ognuno, perché il Signore consola il suo popolo e consola ognuno di noi. Bello come il brano di oggi finisce: “Come un pastore egli fa pascolare il gregge, e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. Quell’immagine di portare gli agnellini sul petto e portare dolcemente le madri: questa è la tenerezza. Il Signore ci consola con tenerezza».
DIO SI FA BAMBINO. Dio «non ha paura della tenerezza», ha detto papa Francesco. «Lui si fa tenerezza, si fa bambino, si fa piccolo» e si dà a noi «con tenerezza». Questo è stato «il principale lavoro di Gesù nei 40 giorni fra la Risurrezione e l’Ascensione: consolare i discepoli; avvicinarsi e dare consolazione». «Avvicinarsi e dare speranza, avvicinarsi con tenerezza. Ma pensiamo alla tenerezza che ha avuto con gli apostoli, con la Maddalena, con quelli di Emmaus. Si avvicinava con tenerezza: “Dammi da mangiare”. Con Tommaso: “Metti il tuo dito qui”. Sempre così è il Signore. Così è la consolazione del Signore. Che il Signore ci dia a tutti noi la grazia di non avere paura della consolazione del Signore, di essere aperti: chiederla, cercarla, perché è una consolazione che ci darà speranza e ci farà sentire la tenerezza di Dio Padre».