Davanti alle nefandezze che sentiamo notiziarci ogni giorno dal mondo, stupisce che le intelligenze più fini e benemerite si perdano nel brontolio su Francesco. Ritenuto rivoluzionario a sinistra. E adultero della dottrina a destra. Troppo informale dai conservatori, troppo poco dai progressisti. Che sia un papa a suo modo “eccentrico”, non dobbiamo dirlo noi. Che stia mettendo a soqquadro ogni abitudine, pia o blasfema, anche questo è evidente.
Intanto si è messo di traverso a una guerra. E per il momento l’ha avuta vinta. Intanto, né l’ecclesiastico in carriera né il semplice battezzato possono negare la bella sorpresa di uno che gioca a nascondino con i cerimonieri sedimentati e gli steccati ideologici cristallizzati.
Intanto, è una personalità con gli attributi et bene pendentes, come li si misurava un tempo ai papi, e se deve dire che la sua fede non è nella morale sessuale, lo dice, tanto peggio per chi non ha orecchie (quando lo stesso Francesco spiega: «Non è possibile parlare sempre di aborto eccetera»).
Di là, “oddio, adesso ci manca solo di vedere il papa nero e il papa ‘ggiovane’”. Che «sono un po’ furbo e un po’ ingenuo» l’ha detto lui alla Civiltà cattolica. Che sia deciso a fare casino in una Chiesa bonariamente in difesa, anche questo è vero.
Ma insomma, tutto ciò gli procura una così ammirata e curiosa simpatia di popolo che nemmeno il giorno che dicesse, “ragazzi, non è che scherzo, è che vi voglio bene in questo mio modo di sentire me stesso e di sentire voi, in Gesù”; nemmeno allora il popolo si stancherebbe dei suoi modi di dire a braccio, di fare il baciamano, di abitare la camera 201. Appunto, da Vicario di Cristo invece che da «impiegato cordiale».