Un centinaio di estremisti islamici in Pakistan ha attaccato un quartiere ahmadi bruciando le case dei membri della setta religiosa e uccidendo almeno una donna e due bambine. L’assalto, come riporta Reuters, è avvenuto ieri nella città di Gujranwala, 220 chilometri a sud della capitale Islamabad e sarebbe stato originato da un caso di presunta blasfemia.
AHMADI. Gli ahmadi sono una comunità musulmana che non riconosce Maometto come Profeta ed è per questo considerata eretica. In Pakistan vengono continuamente perseguitati, in particolare una legge impedisce loro di definirsi musulmani, di chiamare “moschea” il loro luogo di preghiera e di celebrare le festività islamiche.
CASE BRUCIATE. Ieri un membro della setta è stato accusato di aver pubblicato su Facebook «materiale obiettabile», tacciato di blasfemia. Una folla di 150 musulmani si è recato alla stazione di polizia chiedendo di registrare il caso. «Mentre la polizia li ascoltava, un’altra folla ha attaccato e cominciato a bruciare le case degli ahmadi», precisa una fonte a Reuters. Nell’attacco sono morte una donna e due bambine.
«POLIZIA STAVA A GUARDARE». Salim ud Din, portavoce della comunità ahmadi, ha dichiarato che si tratta del peggiore attacco dal 2010, quando sono stati uccisi 86 ahmadi. «La polizia era là ma stava a guardare mentre le case bruciavano», ha affermato. «Non hanno fatto niente per fermare la folla, che prima di bruciare le abitazioni le ha derubate insieme ai negozi».
La legge sulla blasfemia viene continuamente abusata in Pakistan ed è ormai uno strumento per colpire e derubare le minoranze religiose, come i cristiani o gli sciiti. Quest’anno sono già state accusate di blasfemia almeno 100 persone, mentre nel 2011 era stato registrato un solo caso. In oltre il 95 per cento dei casi le accuse si rivelano false e infondate.