Come già anticipato da Tempi, la notte degli Oscar 2011 si è conclusa senza troppe sorprese. Il 12 volte candidato, Il discorso del re, si è portato a casa le statuette più ambite: miglior film, miglior attore, migliore regia e migliore sceneggiatura originale. Tutto come previsto, salvo forse l’Oscar al regista Tom Hooper, incredulo come tutti del resto, dato che sembrava scontato che l’Academy premiasse David Fincher che, con il suo The Social Network, è il perdente morale e reale della cerimonia. Le ultime edizioni sembrano stregate per il regista: nel 2009 Il curioso caso di Benjamin Button, candidato a 13 statuette, non vinse altro se non tre Oscar minori, rimanendo a bocca asciutta nelle categorie più importanti. Stessa sorte gli è toccata quest’anno: 8 candidature e tre sole vittorie, sceneggiatura non originale, montaggio e colonna sonora.
Come giustamente notato dal critico cinematografico Gianni Canova, che ha seguito live la cerimonia per Sky Cinema, quest’anno l’Academy ha premiato il cinema del passato, a discapito del presente e del futuro. Film coraggiosi e innovativi come Il Grinta dei fratelli Coen, 10 nomination e nessun premio, 127 ore di Danny Boyle, lo stesso The Social Network e il bellissimo Inception di Christopher Nolan sono passati in secondo piano, ignorati o “accontentati” con i premi minori. Nulla da eccepire invece per gli Oscar conferiti agli attori, in particolar modo per la categoria non protagonisti, Melissa Leo e Christian Bale, entrambi vincitori per il film The Fighter, che grazie alle loro intense interpretazioni di personaggi al limite hanno reso bello e toccante il film, e Natalie Portman, struggente e stupenda ne Il cigno nero.
Chi scrive ha avuto la fortuna di vedere Il discorso del re in lingua originale (e ne consiglia vivamente la visione non doppiata) e quindi comprende facilmente la premiazione meritatissima dell’inglese Firth, mentre potrebbe non apparire così scontata al pubblico italiano, condannato a godere di un’interpretazione monca, poichè appiattita dalla versione doppiata. Ma fidatevi, quest’anno nessuno ha fatto meglio di lui. Per il resto la serata è scivolata via con qualche sbadiglio di troppo, causato da una conduzione soporifera di Anne Hathaway e James Franco che ha fatto rimpiangere in più di un’occasione Billy Crystal, che si è ritagliato uno spazietto anche quest’anno – e meno male – e dalle continue interruzioni pubblicitarie, insistenti e fastidiosissime.
Il momento più commovente è giunto come di consueto con la clip dedicata alle personalità del cinema scomparse di recente: sullo schermo sono sfilate le immagini di Blake Edwards, Tony Curtis, Leslie Nielsen, Chabrol, Arthur Penn e il nostro maestro Mario Monicelli, tra gli altri. Cala così il sipario anche sull’edizione numero 83 dei premi Oscar, arrivederci all’anno prossimo sperando, questa volta, di vedere un film italiano in corsa finalmente per un premio importante.