Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha comunicato a mezzo stampa di non voler più difendere il Defense Marriage Act, aprendo così di fatto al matrimonio gay. La legge stabilisce che l’istituzione matrimoniale riconosciuta dallo Stato è solo quella tra uomo e donna. Il fatto sta sollevando un polverone tra mondo politico, universo giuridico e i cittadini.
La legge, infatti, è stata votata nel 1996 a maggioranza dal potere legislativo. Perciò, hanno commentato in molti, la posizione espressa dal presidente parrebbe un’abdicazione di responsabilità da parte dell’esecutivo di assolvere l’obbligo costituzionale di garantire l’esecuzione della legge da parte dello Stato. Obama ha dichiarato la legge «incostituzionale», e non è chiaro se una presa di posizione tale da parte del presidente sia giuridicamente accettabile e nei suoi poteri.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Conferenza episcopale americana dei vescovi cattolici. Con una nota ha giudicato l’atto «una grave offesa nei confronti di milioni di cittadini che affermano il valore unico e inestimabile del matrimonio e che al contempo respingono le discriminazioni ingiuste». Obama, d’altro canto, sostiene che i ricorsi delle Corti sono tantissimi. A guardare bene, però, gli appelli giungono sempre dai medesimi tribunali, quelli nei cui Stati la Lobby gay è maggiormente forte e presente. E il loro pressing pare sempre più forte se è riuscito a produrre un ripensamento radicale di Barack, che alla vigilia delle elezioni nel 2008 aveva dichiarato: «L’istituzione del matrimonio fra uomo e donna è un beneficio per tutti i membri della società. Si conservi per servire il bene comune». I vescovi hanno, infine, sottolineato che riconoscere solo il matrimonio eterosessuale «non è bigottismo, ma la difesa di un’istituzione sacra, cellula unica su cui si può fondare una società».
Intanto, i vescovi inglesi si sono espressi in merito al disegno di legge del Governo che consentirebbe alle coppie omosessuali di perfezionare la loro unione civile nei luoghi di culto di tutte le religioni e confessioni, incluse le sinagoghe e le moschee: «Nessuna celebrazione di unione tra persone dello stesso sesso sarà mai consentita nelle Chiese cattoliche».
In una nota del responsabile del Department for Christian Responsibility and Citizenship dell’episcopato, l’arcivescovo di Southwark, Peter Smith, si ricorda che il matrimonio «è un’istituzione umana fondamentale che trova radici nella stessa natura umana e nessuna autorità, civile o religiosa, ha il potere di modificare la natura fondamentale del matrimonio».