Sì, d’accordo, 6.500 morti all’anno sulle strade italiane sono una tragedia, vuol dire quasi 18 morti al giorno: una vera strage. Però anche per quanto riguarda un giudizio obiettivo sullo stato della sicurezza della circolazione su gomma in Italia vale il principio aureo che i dati si valutano raffrontandoli con altri dati, possibilmente omogenei. Proviamo a farlo, e scopriremo che in realtà la viabilità italiana è molto meno pericolosa di quella di parecchi paesi europei, sia dell’Europa occidentale che di quella orientale, per non parlare del resto del mondo.
Per farsi un’idea della situazione non basta raffrontare i numeri dei morti e dei feriti, e non solo perché, ovviamente, la popolazione dei diversi paesi varia notevolmente per quantità, ma anche e soprattutto perché variano da paese a paese il numero dei veicoli circolanti e dei chilometri di strade percorribili. Ecco allora che per confrontare in modo sensato le conseguenze degli incidenti automobilistici nei vari stati del mondo la International Road Federation (Federazione internazionale della strada, l’organismo che ogni anno pubblica World Road Statistics, le statistiche mondiali della strada) utilizza un indicatore “intelligente”: il numero di morti e feriti gravi in un anno ogni 1.000 veicoli immatricolati nel paese. La classifica dei paesi del mondo su questa base mostra che il posto più pericoloso del pianeta (fra tutti quelli dove è possibile raccogliere statistiche, naturalmente) è l’Uganda, con 130 morti e feriti gravi ogni 1.000 veicoli, seguita da altri quattro paesi africani. Anche il sub-continente indiano è decisamente da evitare: India, Bangladesh e Sri Lanka si ritrovano tutte nei primi dieci posti.
In Europa i luoghi più pericolosi per chi viaggia sono costituiti dai paesi dell’ex Jugoslavia: in Bosnia e in Croazia si registrano rispettivamente 25 e 24 morti e feriti ogni 1.000 veicoli, cioè il triplo che in Italia dove, nel 1997, se ne registravano 8. Ma chiaramente la realtà italiana non è paragonabile a quelle dei Balcani o dell’Europa dell’est, e tanto meno del Terzo mondo, ma piuttosto a quella degli altri paesi dell’Europa occidentale. Ebbene, anche all’interno dell’Unione Europea l’Italia si segnala positivamente: in Gran Bretagna, Austria e Germania le vittime della strada sono una volta e mezzo quelle italiane (12-13 ogni 1.000 veicoli), in Belgio (15) quasi il doppio, e in Portogallo (18), il paese più pericoloso dell’UE, più del doppio.
Anche il numero di morti e feriti ogni 1.000 veicoli immatricolati non è un indicatore perfetto, perché non tiene conto della diversa incidenza del traffico con targa straniera nei diversi paesi, né dello stato dei veicoli e delle strade. Ma l’uomo della strada saprà trarre utili indicazioni da una classificazione dei paesi del mondo su questa base: per esempio eviterà di puntare sull’automobile per le sue vacanze esotiche, oppure triplicherà la prudenza. Che però, in certi posti, potrebbe non bastare.