Circa 150 persone sono state uccise ieri dai terroristi di Boko Haram in tre diversi villaggi dello Stato di Borno, nel nord della Nigeria. Le vittime sono quasi tutte di religione musulmana, colpite mentre si erano riunite la sera per l’Iftar, la cena che i musulmani consumano insieme dopo la fine del Ramadan.
MOSCHEE BRUCIATE. Gli islamisti hanno attaccato quattro moschee nella città di Kukawa, antica capitale di un emirato islamico nel 1800, uccidendo 97 persone. Poi hanno bruciato i luoghi di preghiera insieme a decine di case.
CASA PER CASA. In altri due attacchi, Boko Haram ha massacrato una cinquantina di persone in due villaggi vicini alla città di Monguno, dove si trova un’importante caserma dell’esercito nigeriano. Gli islamisti sono passati casa per casa, hanno separato gli uomini dalle donne e li hanno uccisi. Prima di uscire dai villaggi, li hanno circondati con delle mine, per impedire all’esercito di intervenire rapidamente.
«SONO ANCORA FORTI». Il nuovo presidente della Nigeria, l’ex dittatore Muhammadu Buhari, ha promesso di sradicare Boko Haram dal paese. La campagna militare internazionale, condotta con l’aiuto dei paesi confinanti, ha permesso alla Nigeria di riconquistare la maggior parte dei territori occupati dai jihadisti per instaurare un califfato. Gli ultimi attacchi, però, sono un pessimo segnale per il governo. «La situazione è preoccupante», dichiara al New York Times Hussaini Monguno, consigliere di sicurezza del governatore di Borno. «Vogliono solo far registrar la loro presenza. Vogliono far vedere che sono forti, anzi, che sono sempre più forti».
Foto Ansa/Ap