Cari amici lettori, per la Domenica di Pentecoste ho mandato un augurio per una cresimanda, Francesca, figlia di Elena Terragni, segretaria della stampa al Centro missionario del Pime a Milano. Le ho fatto un augurio che è piaciuto. Eccolo.
Carissima Francesca,
nella Domenica di Pentecoste, riceverai il Sacramento della Cresima. Tu sei contenta, la tua mamma, Lorenzo, i nonni e altri parenti e amici ti saranno vicini e faranno festa con te. Sarò presente anch’io con questa lettera.
Perché siamo tutti contenti e pieni di gioia? Perché domani scenderà su di te e rimarrà nel tuo cuore, lo Spirito Santo, che ti darà l’Amore e la Forza di Dio per poter vivere con gioia e serenità la tua vita non più di bambina, ma di donna. Una piccola donna che crescerà e farà la sua vita con la serenità e la gioia che viene da Dio, dallo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo, carissima Francesca, ti farà sempre più amare e imitare Gesù Cristo, per testimoniarlo nella tua vita di donna. Come quando discese sugli Apostoli, che erano con Maria nel Cenacolo «perché avevano paura dei giudei» e li trasformò, li fortificò, li mandò nel mondo ad annunziare e testimoniare Gesù Cristo, il Salvatore.
Che augurio ti faccio, carissima Francesca? Quello che ti fanno tutti. Di diventare una buona donna, com’è tua mamma Elena. Lo dico anche a Lorenzo. Avete avuto due genitori buoni, esemplari nell’amore vicendevole e per voi loro figli. Vi auguro di essere anche voi due come mamma e papà, Pietro Ricotta, che vi protegge dal Paradiso e veniva da una bella città della Sicilia, Serradifalco (Caltanissetta).
Come missionario voglio farti un altro augurio, carissima Francesca, che ti fa anche suor Franca Nava, Missionaria dell’Immacolata in Bangladesh e poi mia segretaria da 43 anni. Quale augurio? Ascolta.
Nel 1978 sono andato in Somalia e ho visitato la grande isola di Gelib sul fiume Giuba, di fronte al quale il nostro Po è un ruscello. In quell’isola c’era il lebbrosario con le suore Missionarie della Consolata e tanti villaggi di lebbrosi o ex lebbrosi, quasi tutti musulmani e le maestose foreste tropicali con animali selvatici. Sono andato a trovare l’imam della moschea che si chiamava Nuur el Shaab. Il missionario francescano padre Pietro Turati, che aveva in quell’isola dei lebbrosi una comunità cattolica, lo visitava spesso e mi diceva: «È veramente un santo dell’islam. È qui con la sua famiglia, cura i lebbrosi e i malati, ospita i pellegrini e conduce una vita santa».
Lo ricordo volentieri perché aveva proprio l’aspetto di un patriarca e dopo che l’ho intervistato attraverso padre Pietro che traduceva, l’imam Nuur el Shaab mi ha dato la sua benedizione. Ponendomi le mani sul capo ha detto: «Nessun leone ti attraversi la strada, nessun elefante ti faccia paura, nessun serpente ti morsicherà e nessun uomo alzerà su di te la sua mano. Torna alla tua casa, ama i poveri e Allah sia sempre con te».
È l’augurio che faccio anche a te, carissima Francesca. Invece di Allah io dico: lo Spirito Santo sia sempre nel tuo cuore e possa tu vivere una vita serena e gioiosa con la Forza e l’Amore di Dio.
Tratto dal blog di padre Piero Gheddo