Il danno e la beffa si abbattono sulla riviera di Chiaia, la zona di Napoli dove il 4 marzo scorso c’è stato l’improvviso crollo di una palazzina, cui è seguita l’evacuazione per mesi (fino alla fine di giugno) dei residenti di due stabili vicini. Ora però si susseguono strani incidenti, per fortuna di poco conto, ma che comunque spaventano gli abitanti del quartiere, mentre il sindaco Luigi de Magistris firma provvedimenti che hanno tutto il sapore della gaffe, e che suscitano contro di lui le ire dei napoletani.
MISTERIOSI INCIDENTI. Due giorni fa, il 4 settembre, è arrivata la notizia di una nuova evacuazione di decine di famiglie, per fortuna durata solo qualche ora, perché è saltata all’improvviso una condotta dell’acqua e subito dopo si è sentito un forte boato in strada, che ha fatto temere una fuga di gas, proprio all’altezza di un cantiere della nuova metropolitana (lo stesso contesto in cui era avvenuto l’incidente del 4 marzo). Esattamente a sei mesi dall’incidente Napoli fa i conti insomma con una situazione di sicurezza alquanto precaria: infatti, non appena la ditta Napoletanagas ha verificato che non ci fossero fughe, e permesso alle famiglie di tornare, nel quartiere è saltata per qualche ora all’improvviso la luce, lasciando case e pizzerie e locali vari al buio. Stavolta è stata l’Enel ha riparare il guasto comunicando che si trattava della rottura casuale di un cavo di bassa tensione. Certo sono tutte coincidenze, avvenute lo stesso giorno e a distanza di pochi metri, sta di fatto che Riviera di Chiaia ai suoi residenti sembra quasi vittima di fantasmi dispettosi. Anche se sono in tanti a pensarla come uno dei tecnici accorsi a visionare i guasti, il geologo Riccardo Caniparoli: «I segnali sono chiari siamo di fronte a un chiaro caso di subsidenza, l’abbassamento del suolo in maniera graduale provocato da un prelievo eccessivo di acqua dal sottosuolo. È ciò che si sta facendo nei cantieri del metrò».
PERICOLO PER I CANTIERI. Se per il crollo della palazzina la procura di Napoli ha da tempo aperto un’inchiesta (in cui sono indagate 20 persone tra dirigenti comunali, tecnici e responsabili del cantiere della metropolitana), all’inizio di giugno è stata consegnata al Comune la perizia condotta dalla Texplor Austria, che ha evidenziato alcune criticità del terreno nella zona: «A nostro giudizio – hanno scritto i tecnici al Comune – il dilavamento, che ha raggiunto un angolo del palazzo di sinistra, potrebbe creare una situazione di pericolo a causa di tutti i lavori pesanti che sono in corso. Vi chiediamo di considerare questa come una situazione molto grave: di prendere precauzioni immediate sui lavori pesanti e di prendere in considerazione un lavoro di fortificazione del suolo prima di tutto».
“PAGATE VOI”. Di fronte a tutto questo, il sindaco de Magistris che fa? Dopo aver promesso ai residenti dello stabile crollato e a quelli evacuati che il Comune non li avrebbe abbandonati, ma anzi sostenuti economicamente con esenzioni Tarsu, Imu, acqua, mezzi pubblici e chi più ne ha più ne metta, ora il sindaco chiede il “conto”. In queste settimane l’amministrazione degli stabili sgomberati ha ricevuto un’ordinanza del servizio Difesa idreogeologica del Comune, firmata dal dirigente Giovanni Spagnuolo e dal sindaco. Vi si legge l’esito della perizia Texplor, cioè che i fabbricati risultano in stato di dissesto con grave pericolo per l’incolumità dei cittadini. Solo che il sindaco ordina agli stessi cittadini di eseguire immediatamente «tutte le opere di assicurazione strettamente necessarie per scongiurare lo stato di pericolo», anche se evidentemente, la conclusione dei periti segnalava che il problema non era del singolo palazzo, ma dell’intera area e quindi la competenza dei lavori di messa in sicurezza spetti a Palazzo San Giacomo. I cittadini imbestialiti hanno già annunciato un ricorso al Tar: «Per la perizia che ci richiede il Comune, i tecnici dovrebbero provvedere alla rimozione di parte dei basoli della pavimentazione stradale, con costi molto elevati che dovrebbero ricadere su famiglie che, a causa del crollo, hanno già dovuto mettere mano ai loro risparmi? Non intendiamo pagare per le responsabilità di altri» ha dichiarato l’architetto Nando Dicè del Comitato vittime crollo.