Fermi tutti. Pensate che i problemi dell’ambiente, del clima, dell’inquinamento atmosferico, del surriscaldamento globale, degli orsi polari che muoiono di caldo siano causati dai velenosi gas serra e da quei paesi che emettono miliardi di tonnellate di Co2 all’anno? Allora siete negazionisti, perché la colpa è dell’Italia. Anzi, di una singola azienda italiana: la Ferrero.
COLPA DELLA NUTELLA. A fare questa incredibile rivelazione è stato il ministro dell’Ecologia francese, Ségolène Royal, che ha sponsorizzato ieri sera su Canal + l’importanza della Conferenza Parigi 2015 sul clima (COP21), lanciando una proposta definitiva per fermare il surriscaldamento terrestre. Quale? Eccola: «Bisogna smettere di mangiare la Nutella».
OLIO DI PALMA. Come può un gustoso panino spalmato di Nutella rovinare il mondo, si chiederanno gli ingenui? È ovvio, la Nutella contiene l’olio di palma e l’olio di palma è la causa principale della deforestazione della Malesia, che causa a sua volta il global warming. «Bisogna ripiantare massicciamente alberi perché c’è stata una deforestazione enorme che causa anche il surriscaldamento climatico», tuona il ministro. Ecco perché «bisogna smettere di mangiare Nutella, perché è l’olio di palma che ha rimpiazzato gli alberi. Quindi ci sono stati danni considerevoli».
«MA È BUONA». Il giornalista Yann Barthès le ha risposto a tono: «Ma la Nutella è buona». E il ministro insensibile: «Sì, ma non bisogna mangiarla. I produttori devono utilizzare altre materie prime». Nella Nutella c’è effettivamente un 20 per cento di olio di palma, indispensabile nella ricetta unica al mondo. E l’olio di palma utilizzato da Nutella è ricavato da Malesia e Papua Nuova Guinea. Ma da qui a dire che la Nutella causa la deforestazione in questi due paesi, e quindi il global warming, ce ne passa di acqua sotto i ponti.
DEFORESTAZIONE. L’accusa è che le foreste vengano disboscate per fare spazio alle coltivazioni incriminate. Il governo ha sempre risposto dicendo che protezione delle foreste e interessi degli agricoltori vengono bilanciati. Ad ogni modo, come documentato dal libro L’olio giusto (edizione Giunti) della corrispondente per la Cina del Sole 24 Ore Rita Fatiguso e dell’economista José Gálvez, l’olio di palma ha una resa maggiore rispetto a qualsiasi altra coltura di semi da olio. Un ettaro coltivato a soia dà 0,37 tonnellate di olio; coltivato a girasole dà 0,5 tonnellate; coltivato a colza ne dà 0,75; coltivato a palma ne dà 4,09.
ALTRO CHE CO2. L’obiettivo della COP21 è contenere il riscaldamento globale a 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Secondo le stime, non sempre attendibili, per raggiungerlo il mondo si può permettere di emettere solo altri 1.200 miliardi di tonnellate di Co2 da qui alla fine del secolo. Una volta si pensava che il problema fosse convincere a inquinare un po’ meno i più grandi “appestatori d’aria”, come Stati Uniti, India, Russia, Giappone. O la Cina, che da sola emette 10,4 miliardi di tonnellate di Co2 all’anno.
Invece no. Ora, grazie all’ex compagna di François Hollande, abbiamo scoperto che lo sforzo collettivo deve dirigersi in un’altra direzione: contro l’Italia e la Ferrero. Ma convincere il mondo a non mangiare più il preparato cremoso e spalmabile potrebbe essere più difficile che convincere il partito comunista cinese che i soldi e lo sfruttamento ambientale non sono tutto. Perché «la Nutella è buona».
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