Invitati dal Comune di Ferrara, Silvia Vayra, Carlotta Moro e Filippo Irone hanno partecipato a una serie di incontri promossi dall’assessorato alle Pari Opportunità sul tema “Nuovi diritti nuove famiglie”. Questa è la lettera che ci hanno inviato per raccontarci cosa è successo.
Caro direttore, siamo stati invitati agli “incontri partecipati” promossi dal Comune di Ferrara (Assessorato alla Pubblica Istruzione, Formazione, Pari Opportunità) sul tema: “Nuovi diritti nuove famiglie, incontri partecipativi di discussione e raccolta proposte su convivenze, affetti, differenze discriminazioni” (ben 6 incontri). L’intenzione che ci è stata manifestata era quella di recepire osservazioni e proposte del mondo cattolico su questi temi, in una logica di confronto e dialogo. Abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta. All’apertura il Sindaco ha introdotto i lavori sottolineando lo scopo e il metodo degli incontri: a tema ci dovevano essere i problemi vissuti dalle famiglie nel vivere quotidiano, seguendo un metodo operativo così dettagliato: «La Giunta ha deciso di non procedere con forza imponendo autoritariamente delle decisioni, ma in un dialogo aperto con le famiglie che possono esprimere le ragioni all’interno della vita sociale… mettendo a confronto tutta una serie di dati che entrano dentro il problema cercando di scoprire le ragioni profonde delle diverse posizioni che su questo tema si confrontano… Prima di tutto è una esperienza di confronto. Fare un percorso di valorizzazione dell’esperienza che giri intorno alla maternità e alla paternità in maniera significativa».
Si sono aperte le danze, ed è emerso subito tutto il desiderio di dialogare e di esprimere le proprie ragioni. Ma che sorpresa quando il giorno prima del secondo incontro arriva il “report” che – nelle note metodologiche redatte dalla “facilitatrice” – precisa lo scopo del percorso: unicamente quello di riempire di contenuto il registro delle unioni civili, con riconoscimento di tutele a favore delle copie omosessuali. Gli interventi che non vanno nella direzione di tali obiettivi non saranno ritenuti pertinenti; non verranno inseriti nel documento finale inviato alla Giunta Comunale.
Anziché valorizzare tutti gli interventi e le posizioni, veniamo discriminati all’origine decidendo quali interventi siano pertinenti e quali no: se non condividi l’obiettivo già stabilito all’inizio dei lavori sei cancellato! Ma allora perché ci avete invitati?
L’unica cosa positiva, che l’istituzione non ha potuto eliminare, è stata l’emergere in molti dei partecipanti del desiderio di dialogare, di esprimere ragioni che partivano dalla comune esigenza di verità, di bene, di giustizia, che superava infinitamente il tentativo ideologico di incastrare la discussione dentro la scatola preconfezionata.
Non vogliamo essere trattati da burattini ma da persone, e per questo non ci servono incontri dove la nostra personalità e la nostra identità vengono censurate e represse, bensì luoghi in cui ci sentiamo provocati a riscoprire la nostra vocazione a vivere da uomini e donne impegnati con noi stessi e con la realtà. Questo per noi è il ruolo autentico che le Istituzioni devono garantire ai cittadini, certi che la comune radice umana potrà essere l’unico “facilitatore del dialogo”, e solo partendo da essa potrà nascere un’amicizia che supera le differenze, e aiuta a vivere da protagonisti la costruzione del bene comune.
Silvia Vayra
Carlotta Moro
Filippo Irone
Foto Ansa