Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e “colomba” del centrodestra, respinge oggi attraverso La Stampa le insinuazioni che il nuovo centrodestra si “nato in Vaticano”. «Credo – dice – che dovremmo smettere con la cattiva abitudine di tirare per la giacca, o meglio per la tonaca. Ho sempre riconosciuto alla Chiesa la funzione fondamentale di forte testimonianza e di richiamo alle ragioni che ci spingono a impegnarci in politica. Ma mai e poi mai mi sarei permesso di coinvolgerla in una nostra iniziativa. Né la Chiesa ha cercato di coinvolgere noi». I rumors che vorrebbero la nuova formazione eterodiretta dalla Santa Sede sono «pura fantasia. Lo scopo è sempre lo stesso: strumentalizzare la Chiesa. L’avevano fatto anche con Monti, e prima ancora con Berlusconi. Ma poi, mi scusi: come sarebbe stato possibile? Fino a venerdì sera, abbiamo tentato in ogni modo di non rompere il Pdl!». Inoltre, spiega Lupi, le malelingue sostengono che in Vaticano si prema affinché si ricostruisca un nuovo grande centro, una Democrazia cristiana 2.0. «Ma noi stiamo andando da tutt’altra parte», aggiunge il ministro. «Vogliamo fare un nuovo centrodestra alternativo al centrosinistra. Infatti oggi il primo incontro che abbiamo avuto Alfano ed io è stato con la Lega di Maroni».
SCADENZA 2015. Nelle intenzioni delle colombe, quindi c’è un centrodestra «non estremista, che non può non accettare la sfida di questo momento storico: sostenere un governo che porti l’Italia fuori dalla crisi. E che faccia le riforme che ci eravamo impegnati a fare con i nostri elettori». La forza e lo scopo dell’esecutivo Letta è, dice Lupi, è l’impegno a tenersi fuori dal conflitto politico. Ce lo avevano chiesto gli italiani, che volevano una pacificazione per affrontare i problemi economici del Paese. In agosto, la condanna a Berlusconi ha riportato il conflitto al centro del dibattito, e ogni giorno ci chiedevamo se il governo potesse durare o no. Adesso questa incertezza non ci sarà più e il Pd non ha più alibi».
E quando si voterà la decadenza di Silvio Berlusconi, come si comporteranno Lupi e Alfano? «Voteremo contro – risponde – e faremo fino all’ultimo la nostra battaglia. Ma questo non può mettere in discussione il governo. Ci siamo dati una scadenza, che è il marzo 2015, e dobbiamo arrivarci raggiungendo gli obiettivi che ci siamo posti».
LA DIFFERENZA TRA NOI E LORO. Infine una nota sui rapporti personali col leader carismatico di Forza Italia. I rapporti, dice Lupi, «sono stati e sono tuttora molto buoni. Noi non abbiamo mai lavorato per dividerci. Abbiamo chiesto a Berlusconi di non lasciare il partito in mano agli estremisti; di mettere al cuore delle cose il senso di responsabilità e il bene comune. Lui ha fatto scelte diverse. Ma la mia lealtà nei suoi confronti non è e non sarà in discussione. Io credo che, pur nell’amarezza, abbia capito le ragioni delle nostre scelte. Non penso che ci consideri dei traditori». Ora, però, i governativi rischiano di essere dipinti come “traditori”, ma per Lupi c’è una differenza tra il gruppo che ha deciso di sostenere il governo e chi, invece, ha soffiato sul fuoco spingendo verso la scissione. «Ho sentito pubblicamente dire dai lealisti – rivela – che bisogna stare con Berlusconi perché i voti li ha lui. Questa è la differenza tra noi e loro. Noi siamo stati con Berlusconi affascinati dal suo progetto per il Paese e dal suo carisma. Non per i suoi voti. Oggi abbiamo una nuova sfida: non accontentarsi di essere un partito del venti per cento e riconquistare i tanti elettori che non ci hanno più votato».«Quello che è successo in questi giorni – conclude – mi ha fatto capire che, come sempre, quando si vuol bene a una persona e a una storia bisogna mettere davanti il vero bene di tutti. Dell’Italia, ma anche del partito e dello stesso Berlusconi. La scelta dei falchi rischia di far precipitare tutti nel buio: l’Italia e Berlusconi».