Ieri migliaia di persone sono scese in piazza in Libia per la “Giornata della collera” contro il leader più longevo del mondo arabo, Muammar Gheddafi, da 41 anni al potere. “I giovani libici si sono organizzati sui social network. […] Ma è stata una strage. Sarebbero 19 le vittime secondo i conteggi dei siti d’opposizione e delle Ong internazionali (che non è stato possibile verificare). Quindici persone avrebbero perso la vita a Beida, dove gli incidenti sono scoppiati al termine dei funerali dei due giovani uccisi mercoledì. Secondo l’organizzazione Human Rights Solidarity, miliziani appositamente reclutati sarebbero stati fatti arrivare nella città con due voli da Tripoli” (Avvenire, p. 5).
“Altri quattro morti a Bengasi, dove i manifestanti hanno assaltato e incendiato una sede dei Consigli rivoluzionari vicini al governo” (Avvenire, p. 5). Il servizio Sms è stato sospeso a Bengasi, in molte zone del paese Internet e telefoni hanno funzionato a intermittenza. Scontri anche a Ajdabya e a Zenten, ma non a Tripoli.
“Qui in piazza c’erano solo i sostenitori di Gheddafi con le bandiere verdi della Grande Giamahiria (‘lo Stato delle masse’ proclamato dal 1977 dal leader libico). […] Sul fronte politico il governo penserebbe a un rimpasto già settimana prossima. […] Intanto, gli Stati Uniti hanno rivolto un appello alle autorità libiche affinché «rispondano alle aspirazioni del loro popolo»” (Avvenire, p. 5).