Illustrissimo Presidente della Repubblica, professore Sergio Mattarella,
ci permetta la sincerità di chi non ha bisogno di beatificarLa in vita per riconoscere la Sua autorità di Capo dello Stato e per augurarLe ogni bene. Ci rivolgiamo a Lei senza finzioni e senza retorica. Non avvertiamo la necessità di narrazioni e filmati Luce (tipo “La passeggiata in silenzio del Presidente”). Né sentiamo consona alla realtà la lingua mediatica incantata dalla potenza politica del suo grande elettore Matteo Renzi. Abbiamo le nostre convinzioni, ma non seguiremo i malevoli che nella diversità tra persone, politiche e culture, sanno cogliere soltanto l’elemento polemico e divisivo, invece che la bella e plurale ricchezza del mondo della libertà.
Ci permettiamo perciò di scriverLe apertamente, sullo spunto delle primissime parole che Lei ha rivolto agli italiani: «Il mio primo pensiero va soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei concittadini». Ecco, da concittadini e patrioti che si inchinano al loro Presidente della Repubblica, Le auguriamo di mantenere vivo questo pensiero e, se possibile, di contribuire a dare risposte concrete alle difficoltà e alle speranze degli italiani.
A questo proposito ci permettiamo una segnalazione di difficoltà e speranze. L’imponente emergenza educativa. E, nel concreto, di quanto segue.
Per le leggi della Repubblica, la scuola pubblica italiana è costituita dalla scuola statale e dalla scuola non statale “paritaria”, cioè non di profitto, riconosciuta dallo Stato. La capziosità ideologica riconosce formalmente questo assetto ma interpreta il «senza oneri per lo Stato» della Costituzione come impedimento a fornire risorse alla scuola paritaria. Ma dove sta la “parità” senza la parità di trattamento economico? Le scuole statali producono oneri per lo Stato di circa 8 mila euro per alunno. Le scuole paritarie oneri di circa 100 euro per alunno. Se le scuole paritarie chiudessero – come stanno chiudendo a decine a causa di una tassazione vergognosa – il milione di studenti che le frequentano si riverserebbe nelle statali. Quanti miliardi di oneri in più dovrebbe accollarsi lo Stato? È evidente che se si adottasse il principio dei “costi standard per alunno” le risorse verrebbero ripartite equamente nei due rami della scuola pubblica. E lo Stato risparmierebbe. Perché, come è noto, la voragine, lo sperpero, il latrocinio nella spesa dello Stato, sono alimentati da un sistema di monopolio dell’istruzione che resiste ormai solo in Italia. Inoltre, la libertà di educazione verrebbe finalmente garantita anche ai poveri. Le famiglie non dovrebbero più pagare le tasse due volte per l’istruzione dei propri figli. E si scatenerebbe un processo di competizione virtuosa che farebbe rifiorire la scuola italiana. Non più scuola unica, obbligatoria, uguale per tutti. Ma finalmente scuola libera, moderna fucina di menti aperte e di ricerca autentica. Per tutti.
Presidente, Lei è un uomo di giustizia e di cultura. Confidiamo nella sua attenzione e nel suo fattivo discernimento.
Grazie.