Il problema della legge sull’omofobia non sta nei termini usati, ma ben più a fondo. E secondo Eugenia Roccella, deputata del Pdl, per scongiurare il rischio che il ddl Scalfarotto-Leone finisca per introdurre il reato di opinione non basterà nemmeno inserire nel testo la cosiddetta “clausola di salvaguardia” della libertà d’espressione, perché «l’errore sta proprio nel testo da cui si parte, la legge Mancino, che già da sé sconfina nel reato d’opinione».
Perché?
La legge Mancino limita molto la libertà, ma lo fa su un criterio, quello della discriminazione razziale, che è ampiamente condiviso e chiaro. Qui la si vuole estendere ad altri reati, come appunto l’omofobia e la transfobia, che però non hanno definizione all’interno del testo. Ci si limita a definire una nuova fattispecie di reato ricalcando quello della discriminazione razziale incriminato dalla legge Mancino. Ma in tutto ciò rimane un margine di arbitrarietà e interpretazione molto ampio, a fronte di un testo piuttosto repressivo. Si può applicare un criterio come la discriminazione razziale, che ha una storia e dei contorni chiari, anche a nuovi reati non ancora definiti come l’omofobia e la transfobia? E lo si può fare, per di più, nel contesto di una legge esplicitamente limitativa della libertà di pensiero?
Non la convince nemmeno l’introduzione di una “clausola di salvaguardia” contro il reato d’opinione.
No. Per altro anche oggi in una lettera pubblicata da Avvenire alcuni parlamentari insistono che bisogna “migliorare la legge” con un emendamento che introduca la clausola di salvaguardia. E ieri sul Corriere della Sera è toccato a Giuseppe Fioroni difendere questa linea. Ma quella clausola è parte di una trattativa che porta, in cambio, ad accettare l’aggiunta di un’ulteriore aggravante, addirittura oltre la legge Mancino. Tenga conto che nella legge Mancino c’è il divieto di propagandare idee razziste, di fare associazioni stampo razzista e anche solo di sostenere queste associazioni: se uno stampa un volantino per un’associazione che secondo un giudice istiga alla discriminazione razziale, può a sua volta finire in galera oltre che essere multato. Perciò insisto, la clausola di salvaguardia in cambio di un ulteriore inasprimento non è affatto un buon compromesso. I cattolici, con l’ansia di voler correggere le evidenti storture di questa proposta, devono stare attenti a non peggiorare le cose in Parlamento. L’errore sta proprio nell’impostazione della legge.
Lei suggerisce di tornare alla proposta Brunetta-Carfagna.
Era una proposta semplice: non si parlava di un reato nuovo, ma solo di un’aggravante, una maggiorazione della pena prevista per reati contro la persona già codificati. E la discriminazione sessuale non era l’unica aggravante: c’erano tutti i fattori citati nel Trattato di Lisbona. Che la legge Mancino sia una scelta problematica, invece, lo dimostra anche l’iter che ha avuto in questi anni: Ivan Scalfarotto dice che è in vigore da anni senza problemi, ma non è vero. Sappiamo che in base ad essa sono stati vietati, per esempio, manifesti di cittadini che dicevano semplicemente no ai campi rom: questo però non è un atto di violenza, è un’opinione legittima. Si può condividere o meno, ma non si può sanzionare o mandare in carcere chi la esprime.
La politica va in ferie, e il dibattito sulla legge alla Camera è rimandato a inizio settembre, così come la sua approvazione. Come vi muoverete in questo mese e alla riapertura dei lavori a Montecitorio?
Il punto fondamentale è che ci sia un dibattito nel paese. E che non si ne parli in modo ideologico: non serve a nulla tracciare linee fittizie tra chi è “contro i gay” e chi invece è “a favore dei gay”. Nessuno in Parlamento tollera le violenze contro gli omosessuali (a proposito, io stessa durante una discussione in aula sono stata tacciata di omofobia da un collega di Sel, e solo perché sono contraria al testo: ecco un fatto che la dice lunga sul valore della legge). Bisogna coinvolgere il paese, aprire il dibattito. Invece hanno tentato di fare l’esatto contrario. Votato in fretta il testo in commissione Giustizia, volevano chiudere tutto senza che la gente se ne accorgesse.
Carlo Giovanardi ieri ha annunciato una grande mobilitazione a settembre. Di che si tratta?
C’è stato un risveglio del mondo laico-cattolico. Credo che il nostro compito sia proprio coltivare questo. Siamo in una fase in cui devono muoversi i laici: si parla della società civile e non si dice mai che i cattolici ne fanno parte, infatti fa scalpore quando poi questi fanno una manifestazione. Perciò bisogna farsi sentire. In questo senso, bisogna guardare al tentativo concreto di trasferire anche in Italia la Manif Pour Tous, che tanto si è data e si dà da fare in Francia contro la legge sul matrimonio gay e non solo.