Raccogliendo l’appello della Santa Sede, chiediamo al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio di fare tutto il possibile affinché l’Onu adotti, prima che sia troppo tardi, una risoluzione in favore della creazione di una forza internazionale di pace, che fermi il genocidio operato dalle bande armate musulmane di Timor Est, che prendono di mira soprattutto la comunità cattolica dell’isola.
Lo scrittore Noam Chomsky ha scritto che, coi suoi 200.000 morti ammazzati, la vicenda di Timor Est conta un numero di vittime che “in proporzione al numero degli abitanti è il più alto dall’Olocausto”. E si è domandato se gli abitanti di Timor Est sono “vittime senza valore”.
A Timor Est l’80% della popolazione si è pronunciato a favore dell’indipendenza del territorio.
La comunità internazionale, d’intesa col governo indonesiano, si è impegnata affinché si svolgesse il referendum e si è adoperata perché il risultato della consultazione fosse rispettato.
Per questo è intollerabile quanto sta accadendo in questi giorni.
L’Occidente non può rimanere indifferente. Soprattutto l’America non può stare a guardare il compiersi di una terribile ingiustizia, dichiarando ipocritamente di non poter fare il “gendarme” del mondo. Comunque, la comunità internazionale – a cominciare dalle nazioni più potenti che, come abbiamo visto, fanno i gendarmi quando lo vogliono – ha il dovere di svolgere un forte ruolo pacificatore utilizzando tutti gli strumenti della diplomazia.
In particolare si tenga presente che i cattolici sono oggi, nel mondo, una delle realtà
più perseguitate: Timor l’abbiamo sotto gli occhi, il Pakistan ha già offerto tragiche testimonianze, del Sudan meglio non parlare.