Dopo tanto dibattere sulla legge di riforma sanitaria, la chiusura estiva del Parlamento ci ha lasciato una domanda irrisolta. Ma, insomma, quali sono questi decreti Bindi? Quelli diffusi dal ministero della Sanità subito dopo la loro promulgazione (19 giugno), oppure quelli pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale il 22 luglio? Come per primo ha sottolineato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, infatti, tra il testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e quello diffuso un mese prima in Internet (e pubblicato da diversi quotidiani), con tanto di prefazione della Bindi, dallo stesso ministero della Sanità si registrano ben 118 punti di diversità. Secondo Berlusconi “almeno 4 correzioni non sono formali, ma sostanziali. Gli iniziali 15 articoli sono addirittura diventati 17”. Si tratta della solita distrazione del Ministro che ha diffuso alla stampa e in Internet un testo non ancora controllato, o si devono ipotizzare variazioni successive? E soprattutto qual è il testo firmato da Ciampi?
Già in precedenza sul testo-Bindi erano scoppiate molte polemiche: secondo prassi, il ministro dovrebbe consegnare il testo definitivo 20 giorni prima della discussione in Consiglio dei ministri, ma in questo caso la procedura non era stata rispettata scatenando le ire di regioni e sindacati. Ora quest’altra stranezza. Il sospetto, considerando anche quanto avvenuto in Consiglio dei ministri quando il testo fu fermato dallo stesso D’Alema per la presenza di elementi di incostituzionalità, è che siano state apportate variazioni successive proprio per scongiurare eventuali ricorsi alla Corte costituzionale. Ma, se fosse così, chi avrebbe apportato queste modifiche? E chi le avrebbe approvate?
In effetti, se il testo fosse stato modificato dopo la firma di Ciampi, la vicenda potrebbe portare all’invalidazione dei decreti che, nella loro ultima versione, non sarebbero stati promulgati dal presidente della Repubblica. Intanto andiamo avanti con i ricorsi a raffica. Oltre a quelli promossi dalle regioni Lombardia e Veneto, ricordiamo quelli che saranno promossi a settembre dalle associazioni mediche Cimo, Anpo e Medicina e Persona. Quest’ultima al Meeting di Rimini annuncia ulteriori iniziative di resistenza umana e civile a una legge che umilia i medici e peggiora il servizio per i pazienti.