Di là ti impongono la conversione all’islam secondo l’Isis. Di qua la conversione al Progresso secondo il Truman Show. Di là ti tagliano la testa prima con l’ideologia jihadista e poi con la spada. Di qua ti tagliano la lingua prima con la martellante propaganda mediatica e poi con le vie di fatto giudiziarie.
Cos’è che definisce il fenomeno dello Stato islamico? L’assoluto disprezzo per la ragione e la libertà umana. Il completo distacco dalla realtà e dallo stesso popolo musulmano ridotto a materia silenziosa, inerte, succube e spaventata dalla violenza cieca di una élite che impone per vie di fatto la propria pazzesca agenda. Cos’è che definisce il fenomeno delle politiche dei cosiddetti “diritti” che, tanto per fare l’esempio più emblematico, non tollera obiezioni ai matrimoni, fecondazioni e adozioni à la carte? L’assoluto disprezzo per chi non si conforma al pensiero unico. La calunnia per chi non accetta il mainstream. Il completo distacco dalla realtà democratica, argomentativa, razionale, e l’imposizione con qualsiasi sotterfugio di leggi che presumono essere semplicemente “al passo coi tempi”.
Al di là dei gradi di violenza diversi – almeno allo stato attuale – cos’è che hanno in comune queste due forze distruttive? Hanno in comune il non voler sapere altro che la ripetizione di formule. L’ideologia. Tant’è che entrambe, ciascuna con le proprie formule, tende a imporsi sugli altri con una prepotenza infinita. Una prepotenza che, certo, ha modalità di espressione molto differenti (almeno allo stato attuale). Ma è concettualmente identica. «Non ne voglio sapere». Questo sta scritto. Tanto sulle bandiere nere. Quanto su quelle multicolore.
Perché ci scandalizza che di là non ci sia un’opinione pubblica adeguatamente educata per non concedere nulla a ciò che scardina le evidenze elementari della vita e della dignità umana? È la stessa ragione per cui, tirata la debita linea di demarcazione tra i tagliagole e noi, una persona retta che provenga da qualsiasi latitudine, religione e cultura, si scandalizza che di qua non ci sia una opinione pubblica adeguatamente educata per non concedere nulla allo scardinamento delle evidenze della vita e della dignità umana. Tant’è, non sorprende che certi figli dei burqa e certi figli della city si trovino insieme a bere un tè nel deserto dello Stato islamico.
Siamo in piena Torre di Babele. I popoli sono ostaggi di una muffa ideologica speculare. Una muffa che, anche grazie alla crisi economica che fa sembrare inutile il “filosofare”, il pensiero di realtà, viene diffusa alla velocità di internet. La guerra è nell’estraneità indotta dalle astrazioni. Mentre la fuoriuscita dalla muffa asimmetrica che minaccia il mondo sarà impresa di popolo – a patto che il popolo sia guidato alla realtà – o non sarà.
Cosa aspettiamo ad alzare la testa dalla muffa e a ricominciare ad ascoltare, conoscere, educare, oltre ogni formula? Il tempo si fa breve per rompere in ogni dove – chiese, scuole, fabbriche, giornali, tv, associazioni – l’accerchiamento terrificante dell’ideologia.