La riforma della Buona scuola è passata al Senato e ora torna alla Camera. Che giudizio ne dà l’associazione che riunisce i genitori cattolici (Agesc)? Ne abbiamo parlato col suo presidente, Roberto Gontero.
Dal punto di vista degli istituti paritari, come può essere giudicata questa riforma?
Ci sono due aspetti di novità e uno fortemente negativo. La prima novità, anche se marginale, riguarda la detrazione fiscale dalle rette di 76 euro. La cifra è molto piccola, ma è un segnale che le nostre scuole cominciano a essere riconosciute maggiormente all’interno del sistema pubblico di istruzione. È un segnale di inversione di tendenza, un piccolo aiuto nei confronti delle famiglie. Agesc ha proposto alcuni emendamenti, che sono stati accettati, e prevedono l’estensione del contributo nel pagamento della retta anche dopo le scuole medie fino al quinto anno di scuola superiore. La seconda e più importante novità è lo “School bonus”, esso prevede che le famiglie o privati, se vogliono, di sostenere una scuola, riconoscendo in questo modo il suo valore e qualità. L’aspetto negativo riguarda gli insegnanti precari delle nostre scuole paritarie che sono indubbiamente invogliati, con la riforma, a passare nelle scuole statali (anche se riconoscono il valore delle scuole paritarie in cui attualmente insegnano). La loro scelta è “terribilmente decisiva”: il sistema paritario deve essere sostenuto e in questo modo mancherebbe una continuità didattica, non è possibile garantire una scuola di qualità se non c’è continuità professionale. Agesc ha proposto che i posti vengano garantiti a questi docenti rimanendo però nel sistema paritario, non ci sono stati però concessi questi emendamenti. Quindi, in sintesi, possiamo ritenerci soddisfatti per quanto riguarda l’aumento della autonomia scolastica e la valutazione degli insegnati, tuttavia vorremmo potenziare entrambi gli aspetti. Crediamo che la riforma vada ampliata chiedendo, per esempio, una maggiore ingerenza dei genitori nella valutazione insegnanti.
Secondo alcuni la riforma condannerebbe le scuole paritarie a scomparire per l’impossibilità di reperire docenti qualificati. È vero?
Sicuramente i docenti che hanno un curriculum di diversi anni di insegnamento nella scuola paritaria sono molto qualificati. È difficile che una persona neo-laureata, nonostante le sue competenze, riesca a sostituire i vecchi insegnanti.
Si discute molto dell’articolo 16 della riforma che secondo alcuni introdurrebbe nelle scuole l’ideologia gender. Lei che ne pensa?
Attualmente con la riforma questo rischio non si pone. Secondo noi la famiglia deve inoltre avere la prima responsabilità educativa, spetta ai genitori educare i loro figli su certe tematiche, loro hanno la titolarità prima e non la scuola. Agesc ha fatto presente la sua posizione al legislatore: se lo Stato pensa di potere educare i giovani su questi temi diventa totalitario, impone un pensiero unico. I genitori devono fare sentire la loro posizione all’interno dei comitati di istituto. Noi crediamo che sia importante educare i nostri studenti al rispetto delle differenze ma per noi l’unica famiglia vera è quella riconosciuta dalla costituzione italiana, qualunque altra unione all’interno della società non può essere riconosciuta come tale.
Foto scuola da Shutterstock