L’Italia bombarderà l’Isis. Non in Siria, però, ma in Iraq. Quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi, impiegati già da un anno per la ricognizione e l’illuminazione degli obiettivi, assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri, riporta il Corriere della Sera.
RICHIESTA UFFICIALE. L’Italia, sottolinea il quotidiano di via Solferino, ha accettato di modificare il suo ruolo nella coalizione guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico a patto di non intervenire in Siria. Il governo iracheno, infatti, ha chiesto a quello italiano di bombardare, mentre il governo siriano no. Questa distinzione legale ha fatto la differenza.
ISIS IN IRAQ. In Iraq l’Isis è presente a sud di Baghdad, nella provincia di Anbar, lungo tutto quello che era il confine con la Siria e nella zona di Mosul e della piana di Ninive, da dove i cristiani sono stato cacciati e fuggiti nel Kurdistan. Non è il primo intervento italiano in Iraq, visto che avevamo già fornito molte armi ai curdi per combattere il Califfato e proteggere i cristiani. Dal ministero della Difesa però avvisano che «sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento».
LIBERARE I VILLAGGI CRISTIANI. Se in Siria i paesi occidentali e arabi combattono lo Stato islamico, ma hanno come obiettivo anche quello molto controverso di abbattere il governo di Bashar al-Assad, in Iraq la situazione è più semplice. I vescovi del paese più volte hanno chiesto un intervento armato della comunità internazionale perché venissero liberati i villaggi dei cristiani. La Chiesa locale, però, ha sempre auspicato un intervento di terra, unico in grado di cacciare l’Isis, e sotto l’egida dell’Onu. Per ora nessuna di queste due condizioni è stata soddisfatta.
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