È una legge elettorale che decide quanto sia importante il nostro voto. Con le nuove regole per l’assegnazione dei seggi parlamentari, nate dall’accordo fra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi (che prevede, fra l’altro, la riforma del bicameralismo perfetto e del Senato), la composizione del Parlamento potrebbe cambiare radicalmente.
ITALICUM, PROPOSTA DI LEGGE ELETTORALE. La nuova legge elettorale sulla quale si sono accordati Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, dovrebbe essere tradotta in pochi giorni in testo di legge e entro fine gennaio sarà portata in Aula, per essere discussa e votata. Si tratta di una legge proporzionale, nella quale il numero di seggi conquistati viene attribuito in proporzione al numero di voti ottenuti dai partiti.
PREMIO DI MAGGIORANZA. La legge prevede un premio di maggioranza, ovvero seggi parlamentari extra, al partito o alla coalizione che ottengono più voti in tutta Italia. Il premio viene attribuito al primo partito, o coalizione, se supera il 35 per cento dei voti. Nel caso non accada, è previsto un secondo turno elettorale, nel quale il premio di maggioranza viene conteso dalle due forze maggiori. Contro il premio di maggioranza si esprime ovviamente il Movimento 5 Stelle, che avrebbe preferito come legge elettorale il porcellum “corretto”. Il non-partito non raggiunge il 35 per cento degli elettori e per statuto non può allearsi. Dunque difficilmente potrebbe anche arrivare al secondo turno.
MINI-LISTE BLOCCATE. Le regole elettorali, ispirate dal sondaggista Roberto D’Alimonte, prevedono le mini-liste bloccate. L’elettore non vota un politico, inserendo il suo nome, come avviene con le preferenze, ma soltanto il simbolo del partito. In questo caso ad obiettare è l’Ncd di Angelino Alfano, i cui componenti, storicamente, raccolgono un grande numero di preferenze sul territorio. Dall’altra parte, Ncd è favorevole al doppio turno di coalizione che gli permette di essere determinante in un’alleanza con Forza Italia.
SOGLIE DI SBARRAMENTO. I partiti che parteciperanno alle elezioni, per poter entrare in Parlamento, dovranno ottenere più del 5 per cento. L’8 per cento se non si alleano. Le coalizioni di partiti dovranno superare una soglia di sbarramento del 12 per cento. Lo sbarramento alto fa infuriare i piccoli partiti ma anche quelli in difficoltà, come la Lega Nord, che attualmente veleggia sotto il 5 per cento e che potrebbe dover rinunciare a Roma. Anche Ncd non è contenta delle soglie alte. Il partito rischierebbe di non farcela correndo alle elezioni da solo. Dunque sarebbe costretto ad allearsi con Berlusconi.
LA FRONDA DEL PD. Altri avversari della legge elettorale fanno parte della minoranza del Partito democratico, l’ala sinistra, gli ex bersaniani. Il motivo sembra per lo più opportunistico, visto che a scatenare le intemperanze sembra essere stata l’assenza delle preferenze nella legge elettorale, alle quali però il Pd, e gli ex bersaniani soprattutto, si sono sempre opposti. D’altra parte, Renzi ha rinunciato alla storica sintonia del Pd con una legge elettorale basata sui collegi uninominali (dove il voto viene dato direttamente all’unico candidato del partito e non al partito, attraverso preferenze o liste). Renzi lo ha fatto per venire incontro al centrodestra, che si è invece si è sempre opposto al sistema uninominale.
LA RIFORMA DEL SENATO. Renzi ha ottenuto senz’altro grandi vantaggi dall’accordo con Berlusconi. Ha potuto presentare una legge elettorale in breve tempo e ha ottenuto il via libera sulla riforma costituzionale del Senato, che eliminerà il problema del bicameralismo perfetto e dunque della doppia fiducia al governo. In altre parole, la riforma garantirà la governabilità e le elezioni daranno una maggioranza politica chiara, che permetterà a Renzi, nel caso vinca le elezioni, contro un avversario che non sarà sicuramente Berlusconi, di governare con una stabilità che nessuno dei governi repubblicani ha mai avuto.
LA VITTORIA DI BERLUSCONI. Anche Berlusconi esce bene dall’accordo con Renzi. Anzitutto perché non ha dovuto rinunciare a nulla. Si vede riconosciuta l’importanza della riforma Calderoli, sostenuta dal suo governo e affossata dalla sinistra nel referendum del 2006, che prevedeva per il Senato le stesse modifiche proposte oggi da Renzi. Per quanto riguarda la legge elettorale, Berlusconi ha incassato una soglia bassa per la conquista del premio di maggioranza al primo turno. Con un tetto al 35 per cento può sperare che il centrodestra vinca senza andare al ballottaggio, una noiosa ripresentazione alle urne che storicamente gli elettori del centrodestra non paiono gradire, e che dunque avvantaggia la sinistra.
NUOVO CENTRODESTRA. Il fronte dei governativi di Ncd non si frega le mani ma nemmeno accoglie l’accordo con delusione (leggi l’intervista al ministro Gaetano Quagliariello). Sia perché si sancisce definitivamente la salvezza del governo, e si evitano le urne a maggio, sia perché si varerà la riforma del Senato, tanto auspicata in primis dal ministro Quagliariello. Inoltre gli esponenti del nuovo partito di centro destra avranno il tempo di organizzarsi e preparare il partito in vista delle future elezioni, e anche giocarsi una possibile alleanza con Forza Italia.