Come si presenta il mondo nel 2017? I paesi occidentali sono appesantiti da un crescente debito pubblico e sempre più impegnati a gestire megatrend di forte impatto come i flussi migratori e i cambiamenti climatici. I paesi emergenti, Cina, Brasile, Russia, India, Sud Africa, Turchia, Israele e Palestina, appaiono nettamente più dinamici ma esposti ad instabilità geopolitiche. In questo contesto l’Italia è il quarto paese più indebitato del mondo, dopo lo Zimbabwe, la Grecia e il Giappone, ed è un “malato convalescente” che cerca di superare la patologia della crescita quasi zero degli ultimi anni. Potrebbe essere questa l’estrema sintesi dell’instant book Il mondo nel 2017 presentato oggi a Roma da Nomisma e curato dal suo managing director Andrea E. Goldstein. Si tratta di un’ampia ricerca che, attraverso i contributi di economisti, accademici, banchieri e manager pubblici, prova a fare il punto sulla realtà socio-economica del pianeta nell’anno in corso.
Riferendosi all’Italia, Goldstein commenta così le ultime previsioni ottimistiche sul prodotto interno lordo: «La strada per la crescita è tracciata? Certo, nel 2016 il pil è aumentato dell’1,%, finalmente lasciando alle spalle, anche se di pochissimo, la lunga parentesi dello zero virgola. Ma di ben altra crescita ha bisogno l’Italia per ripianare le devastazioni della Grande Recessione. I conti pubblici sono in mani esperte e sagge, dieci anni dopo le lenzuolate di Prodi e Bersani attendiamo ancora la sferzata 2.0 nelle riforme di struttura».
Tra i contributi degli esperti italiani all’istant book di Nomisma, spiccano quelli di Carlo Cottarelli, uno dei direttori esecutivi del Fondo monetario internazionale ed ex commissario alla spending review sotto il governo Renzi, di Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, e di Francesco Giavazzi, professore di economia alla Bocconi. Quest’ultimo, in particolare, si spinge a prevedere un aumento generalizzato della tassazione in Italia, con modalità analoghe a quelle del 2011. E questo perché, secondo Giavazzi, starebbe per terminare l’effetto “anestesia” sui conti pubblici dello Stato che negli ultimi anni hanno beneficiato della riduzione del costo del debito dovuto ai bassi tassi d’interesse.
Ebbene, in una previsione di tassi in aumento e con una prospettiva di crescita dell’inflazione più bassa rispetto agli altri paesi dell’Eurozona, l’Italia vedrà probabilmente di nuovo aumentare il costo del debito. Come vi farà fronte? Un aumento del peso fiscale potrebbe rivelarsi inevitabile. Con quali effetti? Giavazzi su questo punto è lapidario: «Basta guardare a che cosa è accaduto dopo l’aumento delle tasse nel 2011: c’è stata una crescita negativa del pil pari a -2% nei due anni successivi». Insomma, per la convalescente Italia, che si è appena buttata la crescita zero alle spalle, le ricadute sono dietro l’angolo.