Articolo tratto dall’Osservatore romano – Non si ferma l’ondata di violenza in Israele. Questa mattina due attentatori palestinesi sono saliti su un autobus alla stazione di Armon Ha Natziv, a Gerusalemme est, e hanno cominciato a sparare sui passeggeri, provocando numerosi feriti e due morti. Gli aggressori sono stati poi uccisi. Nelle stesse ore, sempre a Gerusalemme, un uomo si è lanciato con un’auto contro i pedoni alla fermata del bus, poi è sceso dalla vettura e li ha attaccati con un coltello. Anche in questo caso, numerosi feriti e una vittima.
Un terzo episodio si è avuto sempre questa mattina alla periferia di Tel Aviv, dove due israeliani sono stati aggrediti e feriti da un giovane arabo munito di coltello. Le vittime erano ferme a una fermata dell’autobus nella principale arteria che attraversa la città.
«Il terrorismo è figlio della volontà di distruggerci e non della disperazione palestinese» ha denunciato ieri il premier Benjamin Netanyahu in un dibattito alla Knesset. «Ma la nostra voglia di vivere distruggerà la voglia di uccidere dei nostri nemici» ha avvertito, respingendo ancora una volta come «bugie» le affermazioni che Israele stia cercando di cambiare lo status quo nell’area circostante la moschea di Al Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell’islam. Il premier ha però confermato la volontà del Governo di proseguire nella lotta contro Hamas. Netanyahu ha poi chiesto al presidente palestinese Mahmoud Abbas di combattere l’istigazione e «condannare gli attentati terroristici palestinesi».
La risposta palestinese non si è fatta attendere. Marwan Barghouti, ex leader del partito Al Fatah (una delle principali fazioni palestinesi, cui appartiene anche il presidente Abbas), in un articolo per il giornale britannico «The Guardian», ha scritto che la vera radice delle violenze va attribuita alla questione degli insediamenti e alla mancata presa di posizione internazionale. I gruppi palestinesi hanno convocato per oggi la Giornata della rabbia in Cisgiordania, Gaza e a Gerusalemme est. Mentre i responsabili della comunità araba in Israele hanno cominciato uno sciopero.
Il dibattito alla Knesset — disertato dai partiti arabi durante l’intervento di Netanyahu — è stato preceduto da diversi attentati: quattro nello spazio di un’ora, con sei israeliani feriti.
Il primo ieri mattina quando un palestinese nella Città Vecchia ha accoltellato alla Porta dei Leoni un poliziotto che gli aveva chiesto i documenti. L’assalitore è stato ucciso dalla reazione degli agenti. Intorno alle 14 (ora locale) il secondo assalto, è avvenuto in una zona centrale, non distante dal comando di polizia: una ragazza palestinese di diciotto anni di Beit Hanina, quartiere arabo di Gerusalemme est, ha pugnalato un agente che, secondo la ricostruzione delle forze di sicurezza, le aveva chiesto i documenti dopo essersi insospettito. Il poliziotto ha riportato ferite leggere: l’assalitrice è stata fermata e portata in ospedale. Un’ora dopo il terzo attentato a Pisgat Zeev, un sobborgo ebraico di Gerusalemme: due giovanissimi palestinesi di Beit Hanina di circa 13 e 17 anni, cugini, hanno accoltellato un coetaneo israeliano che era in bicicletta dopo aver colpito in precedenza un altro israeliano di circa 20 anni. Uno dei due palestinesi è stato ucciso dalla polizia mentre fuggiva, il secondo è stato ferito seriamente. Il ragazzino israeliano è in gravi condizioni e lotta per la vita in ospedale.
L’ultima aggressione è avvenuta in serata: un palestinese, dopo aver tentato di rubare il fucile a un soldato su un autobus all’ingresso di Gerusalemme, è stato ucciso. Ci sarebbero, secondo le prime informazioni, feriti tra gli israeliani.
Foto Ansa/Ap