Se ne va o non se ne va? In questi giorni il nome di Ingvar Kamprad è al centro dell’attenzione mediatica, da cui ha sempre preferito star lontano. Basti pensare che il suo nome è sconosciuto ai più, ma il suo impero no. L’86enne imprenditore svedese è infatti il fondatore di Ikea, il colosso di mobili nato nel 1943 dalla mente, allora diciassettenne di mr Kamprad. Un signore che di strada ne ha fatta e che, nonostante stazioni da anni ai vertici delle classifiche annuali che fanno i conti in tasca agli uomini più ricchi del mondo, conduce uno stile di vita morigerato, lontano dai riflettori e dalla mondanità, applicando il codice “Ikea” anche a se stesso: viaggi in classe economica, la stessa macchina da 15 anni e un’attenzione quasi maniacale per lo spreco e il risparmio (pare che consigli ai dipendenti di Ikea di usare i fogli di carta da ambo i lati).
DAI FIAMMIFERI AI MOBILI. Di sicuro le sue regole hanno contribuito in maniera determinante alla costruzione della sua fortuna che, a quanto dice la stampa, starebbe per passare di mano ai tre figli dell’imprenditore, che da tempo occupano posti dirigenziali nel colosso del padre e che per la prima volta, qualche settimana fa, hanno concesso un’intervista a un settimanale svedese, con tanto di foto di gruppo. Mr. Ikea però, per il momento siede ancora ai posti di comando anche se, per motivi fiscali, la sua azienda è sotto il controllo di una Fondazione lussemburghese. Ma chi è davvero l’uomo che è riuscito a portare il suo marchio in 37 paesi, con 258 centri di vendita e nessuna intenzione di fermarsi? La sua storia comincia nella fredda cittadina di Ljungby, lontana dal mare e governata dalla foresta. Per arrotondare il giovane Ingvar vende fiammiferi porta a porta a bordo della sua bicicletta. Un giorno scopre che a Stoccolma c’è un fornitore che vende fiammiferi a un prezzo molto basso e decide di acquistarli e di venderli a un prezzo più basso, per attirare clienti e guadagnare qualcosa in più. L’intuizione lo spinge poco dopo ad abbandonare i fiammiferi per il pesce per poi passare alle decorazioni di alberi di Natale, semenze da giardino, penne a sfera e matite. Questo fino ai 17 anni, quando suo padre gli regala un gruzzoletto come premio per i buoni risultati scolastici. Soldi che il ragazzo usa per costruire il suo primo stabilimento IKEA. Un nome dall’aurea romantica, perché unisce le iniziali del suo nome, la E di Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove ha passato l’infanzia e Agunnaryd, un piccolo villaggio nella provincia di Småland.
IL SUCCESSO, LA VITA MODESTA E L’ALCOL. Il giovane Ingvar ha un problema, la dislessia, che lo spinge a cercare nomi svedesi (ai più impronunciabili) per i suoi mobili Ikea, preferendoli ai numeri, che ha difficoltà a ricordare. La sua storia piena di successi da self–made man ha solo una macchia: la sua adesione a un gruppo filo nazista svedese, anche se per pochi anni, resa nota da un attivista fascista, con cui Mr. Ikea aveva mantenuto i contatti anche dopo la sua fuoriuscita dal gruppo. Dopo l’inaspettata divulgazione della notizia, Kamprad inviò una lettere di scuse a tutti i suoi impiegati ebrei e poco dopo aprì un deposito Ikea nello stato di Israele. L’altra nota stonata nella vita del signor Ikea è il suo problema con l’alcolismo, che Kamprad non ha mai nascosto ma che ha detto di tenere a bada da qualche tempo, tanto che è arrivato a 86 lune in splendida forma e l’azienda di mobili gode di ottima salute sotto la sua guida. I tre figli rimangono alla finestra, aspettando di conoscere quando e se il padrone deciderà di lasciare lo scettro e godersi la pensione. O magari di iniziare un nuovo, entusiasmante progetto.