È colpa sua «la mancata cattura del latitante Matteo Messina Denaro». È durissimo l’atto di accusa del Csm nei confronti di Francesco Messineo, procuratore capo di Palermo. Non solo. Messineo sarebbe colpevole anche di una condotta debole, troppo condizionata dal pm Antonio Ingroia, oggi politico ieri pm a Palermo.
La prima commissione del Csm ha aperto una procedura di incompatibilità ambientale nei confronti di Messineo. La Commissione contesta al capo della procura palermitana una gestione dell’ufficio che sarebbe debole e condotta senza la necessaria indipendenza. Messineo è accusato di non aver favorito la circolazione delle informazioni all’interno dell’ufficio e questo avrebbe ostacolato la cattura del numero uno sulla lista dei ricercati: Messina Denaro.
Messineo, che è stato convocato a Roma il prossimo 2 luglio per rispondere alle accuse mossegli dal Csm, contattato telefonicamente non ha voluto rispondere.
RAPPORTO CON INGROIA. La condotta di Messineo e il suo «rapporto privilegiato» con Ingroia avrebbero portato a una spaccatura all’interno della procura. Il Csm nell’incolpazione rileva anche il fatto che Ingroia tenne per 5 mesi le intercettazioni che riguardavano Messineo, prima di trasmetterle a Caltanissetta.
Le intercettazioni in questione, che poi hanno dato luogo all’indagine della procura di Caltanissetta a carico di Messineo archiviata oggi dal gip, risalgono al giugno 2012 e furono «conosciute dal dott. Ingroia presumibilmente sin da allora», nota il Csm; tuttavia la Procura di Caltanissetta venne «informata soltanto nel novembre 2012, ovvero soltanto pochi giorni prima» che Ingroia «lasciasse l’incarico di aggiunto presso la procura di Palermo».
TRATTATIVA STATO-MAFIA. La Commissione ha formulato le sue accuse dopo che nei mesi scorsi aveva ascoltato numerosi magistrati della Procura di Palermo. Dalle loro testimonianze sarebbe emerso anche un clima molto pesante all’interno della Procura di Palermo legato all’inchiesta sulla trattativa tra Stato e Mafia. Al procuratore di Palermo viene anche contestato un utilizzo non continuo dello strumento dell’astensione rispetto ad alcune inchieste, come quelle che hanno riguardato il cognato e il fratello dello stesso Messineo.