Qualunque uomo può perdere tutto in un attimo. Non importa quanto sei grande, importante, potente: sei comunque un uomo. Quindi, per definizione, fragile.
Salvatore è un senzatetto torinese. Viene aiutato dai City Angels. Fino a qualche anno fa aveva una vita agiata, da benestante. Poi, all’improvviso, gli è morta la moglie. Di tumore. Poco dopo si è ammalato anche lui. Probabilmente per il dolore. La sua azienda è fallita. Ed è finito sulla strada. Mi sentivo invincibile, ci ha detto. Pensavo di avere il mondo in mano. Oggi non ha più nulla. Se non un po’ di coraggio, che lo porta a continuare a voler combattere; e un pugno di amici che lo sostengono. Mentre gli amici di prima, quelli che lo lodavano e lo riverivano quando era in auge, sono tutti spariti.
Il Giappone è un Paese all’avanguardia. Una potenza tecnologica, scientifica, economica, finanziaria, politica. Poi, all’improvviso, arriva un terremoto. E poi uno tsunami. E poi una centrale che impazzisce. E nel giro di poche ore centinaia di milioni di persone perdono la loro sicurezza. Le loro certezze. E si sentono deboli, in balia degli eventi. Come le case e le automobili in balia delle onde del maremoto.
Gheddafi si sentiva invincibile. Come tutti i dittatori quando perdono il contatto con la realtà. E anziché uomini si convincono d’essere dei semidei. Ora rischia di perdere il potere. Non sappiamo ancora se lo manterrà o meno. Ma forse, chissà, anche uno tracotante come lui avrà capito che, per quanto forti siamo, c’è sempre qualcuno più forte di noi che ci può schiacciare. La consapevolezza della nostra estrema fragilità ci dà forza. La forza di vivere entro parametri corretti. Senza montarci la testa, senza cadere in deliri di onnipotenza. La forza di vivere da uomini. Deboli tra i deboli, fragili tra i fragili. Gli antichi greci chiamavano hubris il peccato di chi si ritiene superiore agli dei. L’uomo di oggi commette spesso questo peccato. Il peccato di ritenersi, in qualche modo, superiore a Dio e alle sue leggi. O di ritenersi lui stesso Dio. Invece siamo polvere. Ma una polvere divina. Perché una fiammella, una particella di Dio risiede nell’animo di ciascuno di noi. Del ricco come del povero, del potente come dell’umile. Senza distinzioni.