Bella roba, il voto degli italiani residenti all’estero per l’elezione dei loro 12 deputati e 6 senatori al parlamento nazionale. Quello che doveva essere un appuntamento storico s’è trasformato in un festival del caos e della disorganizzazione dei nostri consolati da una parte, in un’orgia di abusi, presunti brogli e manipolazioni compiute da candidati e ambienti vicini ai partiti dell’Unione dall’altra. Ascoltate le voci degli italiani da tutto il mondo.
Filippo Calzetta, immigrato siciliano a Bruxelles: «Te lo giuro, mio fratello è uscito la mattina e ha visto che nella buca delle lettere c’era il plico elettorale spedito dal consolato. È tornato a casa alle 16.30 e la busta non c’era più! La stessa cosa è successa a una signora italiana che abita nella sua via: ha visto il plico mentre usciva di casa, quando è tornata non c’era più. Chi è stato? Sono quelli dell’Unione! Queste cose le fanno loro. Sono gli stessi che vanno in giro per le case a dire alla povera gente: “Siamo quelli dell’organizzazione elettorale, date a noi le buste: ci pensiamo noi”. E questi li conosciamo uno per uno, sappiamo con chi stanno. Ma la gente non ha il coraggio di denunciare queste cose: hanno paura».
Rosario Cambiano, residente a Colonia, candidato di Forza Italia alla Camera per la Ripartizione Europa: «Se lei venisse nei bar italiani si renderebbe conto di persona. Ci sono 3-4 clan che chiedono alla gente le buste elettorali, e sono tutti di orientamento centrosinistra. Dicono: “Ti serve la busta che ti è arrivata dal consolato? E dammela, dai, che ti offro un caffè”. Ne racimolano non so quante e poi il voto ce lo scrivono loro stessi. L’hanno chiesta pure a me! “Ah, lei è candidato? Mi scusi tanto”».
Salvatore Albelice, residente a Bruxelles, candidato di Forza Italia per la Ripartizione Europa: «Al 1° di aprile, cinque giorni dalla scadenza ultima per restituire ai consolati i plichi elettorali votati da mandare a Roma per lo scrutinio, migliaia di italiani in Belgio e in tutta Europa non hanno ricevuto la busta con il certificato e la scheda elettorale. O gliel’hanno rubata, o le poste non l’hanno consegnata, o il consolato non l’ha spedita. A chi chiede che gli venga spedito un duplicato vien detto che deve andare personalmente a ritirarlo negli uffici consolari. Solo il consolato di Bruxelles accetta di consegnare le buste a chi presenta la delega di altri: Anversa, Charleroi, Mons, ecc. non accettano le deleghe. Migliaia di noi non voteranno».
Carlo Erio, residente a Grenoble, candidato di Forza Italia per la Ripartizione Europa: «I Patronati per gli italiani in Francia e Svizzera francofona stanno facendo votare in massa per l’Unione. Hanno una mailing list di persone che sono passate dai loro uffici e mandano loro lettere dove c’è scritto grosso modo: “Ci sono le elezioni, ci avete concesso la vostra fiducia per la domanda per la pensione, per il pagamento dell’Ici, ecc. Siamo a vostra disposizione anche per aiutarvi a votare”. Poi ci sono quelli che usufruiscono spesso dei servizi del Patronato, per lo più persone anziane; chiamano gli uffici per varie ragioni, di solito in questo periodo per essere aiutati a compilare la dichiarazione dei redditi. Gli rispondono: “Venite qui, portate tutto, anche la busta che è arrivata dal consolato. Facciamo noi”. Si fanno consegnare il plico elettorale in bianco e “fanno loro”».
DAL CANADA AL BELGIO
Schede rubate, rastrellate o non spedite; gruppi organizzati che hanno carpito la buona fede degli elettori; consolati poco o nulla collaborativi. Quello che è accaduto in questi giorni fra i nostri immigrati non ha quasi nulla a che fare con un voto libero e democratico. Le forze politiche del centrodestra puntano il dito contro candidati e ambienti vicini al centrosinistra. Sotto accusa sono i patronati per gli italiani all’estero, in particolare l’Inca Cgil. In Canada il coordinatore della campagna elettorale dell’Udc a Toronto, Giorgio Marchi, ha minacciato di presentare un esposto alla Procura contro quei patronati che, col pretesto di offrire un corso per insegnare agli immigrati come si fa a votare col nuovo sistema, in realtà «su indicazione dei collaboratori del candidato Gino Bucchino, hanno organizzato una sorta di corso all’interno dei patronati per come votare il candidato dell’Unione di Prodi». Franco Guicciardo, coordinatore della campagna per l’Udc a Montreal, annuncia di aver già presentato una denuncia al consolato italiano di Vancouver e alla Procura della Repubblica «nei confronti del Patronato Inca per continue violazioni del segreto del voto (…). I dipendenti del patronato non solo chiamano gli elettori, ma li esortano a portare le schede e ci penseranno loro a votare per il candidato Di Trolio, gestore dello stesso patronato». Vicende simili sarebbero segnalate in tutte e dodici le grandi città degli Stati Uniti e del Canada dove l’Inca è presente. Da notare che i patronati Inca sono enti riconosciuti, finanziati e controllati dallo Stato attraverso il ministero del Lavoro: le nostre tasse contribuiscono in misura decisiva a farli funzionare (in questa maniera, stando alle accuse).
Anche l’accusa rivolta ai militanti dell’Unione di bussare alle porte degli italiani spacciandosi per pubblici ufficiali al fine di manipolare il voto rimbalza fra l’Europa e l’America. «L’Unione sta passando casa per casa, generalmente squadre di 10-12 persone – dice a Tempi Giorgio Marchi – entrano nelle case di questi poveri votanti confusi, dietro la maschera di un ente formale. Dicono: “Avete ricevuto la busta dal consolato? Vi assistiamo a compilarla”. La votano lì, se la pigliano e la portano in posta. Lo sappiamo perché sono andati da gente nostra che non conoscevano. Abbiamo le prove, li stiamo facendo venire in ufficio a rendere testimonianza davanti ad un avvocato e ad un magistrato».
In Belgio, Salvatore Albelice di Forza Italia ha diffuso fra gli italiani una lettera-volantino: «Veniamo a conoscenza che alcune persone si spacciano per sedicenti impiegati del consolato e vogliono costringervi con scuse varie a consegnare le vostre buste. Vogliono togliere a voi il vostro diritto di voto e votare al vostro posto per qualche partito legato ai patronati. Vi fanno anche ricatti morali, ricordandovi che si sono dati da fare per farvi avere la pensione o che vi hanno fatto qualche altro favore. Ricordatevi che non sono loro che vi danno la pensione, ma lo Stato italiano. Ed è un vostro diritto avere la pensione, non un loro favore. Quando vengono, denunciateli». Finora però nessuno sembra avere voglia di denunciare. «Queste storie – afferma Albelice al telefono – so per certo che sono già successe a 250-300 famiglie nel quartiere di Anderlecht. Noi sappiamo nome e cognome delle persone che sono passate da loro. Ma siccome quelli sono delinquenti, gente tipo magnaccia che va in giro con 200-300 grammi di oro addosso, la gente ha paura a denunciarli. Non lo stanno facendo per ideale politico, ma per ragioni economiche. Ogni busta che prendono gli viene regalato qualcosa».
«LI PORTEREMO IN TRIBUNALE»
Queste accuse possono essere raffrontate con un fatto accaduto in Australia: i candidati dell’Unione hanno mandato nelle case degli italiani materiale propagandistico in una busta contrassegnata con la seguente scritta: “Materiale elettorale in arrivo dal consolato – Non gettate via questa busta”. La lista “Per l’Italia nel mondo con Tremaglia” e Forza Italia hanno immediatamente denunciato l’abuso, e lo stesso ministero degli Affari esteri ha presentato un esposto sull’episodio alla Procura di Roma. Gli uomini di Prodi si sono giustificati affermando che volevano solo ricordare agli elettori che… di lì a poco sarebbe arrivata nelle case la scheda elettorale!
Giorgio Marchi promette di portare in tribunale e di far annullare l’eventuale elezione di Renato Turano da Chicago, candidato dell’Unione nelle Americhe. «Il limite di spesa per la campagna elettorale è fissato a 55 mila euro per candidato. Ma Turano abbiamo calcolato che abbia speso già più di 600 mila dollari. Ha messo sotto contratto un’agenzia di comunicazione americana, ha spedito per posta due pubblicità a 196 mila famiglie, fa chiamare a casa per telefono migliaia di elettori; esce con pubblicità su giornali e tivù. Abbiamo confrontato i suoi numeri con le nostre spese: quello dopo le elezioni salta, non lo lasciamo andare a Roma».
L’accusa più scabrosa e più difficile da confermare è quella che riguarda l’asserito scassinamento delle cassette della posta per sottrarre i plichi elettorali. «Nelle case popolari delle banlieue – racconta Carlo Erio – ci vivono anche i meno abbienti dei pensionati italiani. Si entra facilmente all’interno dove sono allineate le buchette della posta. In certi luoghi le hanno scassinate e hanno fatto sparire le buste: a St. Etienne, nella banlieue parigina, in quella di Grenoble. Questo mi è stato riferito».
STRANI GIRI DI POSTA
Chi non ha ricevuto la busta spedita dal consolato ha diritto di ottenere un duplicato, ma difficilmente il voto illegale spedito da un ipotetico ladro di schede potrà essere intercettato ed annullato. «Il consolato – spiega Amedeo Gentile, coordinatore degli Azzurri nel mondo – deve trasmettere tutti i plichi elettorali rispediti dagli elettori a Roma. Lì si apre il plico e avviene la separazione fra il certificato elettorale, che viene spuntato, e la busta chiusa contenente la scheda votata, che viene messa insieme a tutte le altre buste elettorali in vista dello spoglio per garantire la segretezza del voto. Abbiamo fatto presente al ministero degli Interni che in questo modo non sarà possibile intercettare eventuali schede votate sottraendo il plico al legittimo titolare del voto, ma ancora non abbiamo avuto risposta su come sarà possibile gestire questa situazione». Situazione resa più mortificante dall’indisponibilità della maggior parte dei consolati a facilitare la distribuzione dei duplicati: «Ho visto coi miei occhi che al signor Domenico Russo gli impiegati del consolato avevano già consegnato i duplicati che voleva ritirare presentando le deleghe dei suoi parenti – racconta da Colonia Rosario Cambiano – poi è uscito dal suo ufficio il console generale e gliele ha fatte restituire. Russo se n’è andato protestando che aveva visto coi suoi occhi, nel consolato, diverse cassette contenenti schede elettorali. Cosa significa questo? Perché avevano tutte quelle buste e a noi non le davano?».
Diciamo le cose come stanno: la legge Tremaglia per il voto agli italiani residenti all’estero, così come la maggioranza l’ha voluta, è stata un enorme regalo all’Unione, un autogol clamoroso del governo.