Si può affrontare giocosamente la poesia. Mostrare che è un gioco da fare con le parole. Che ha le sue regole, ma che sono lì per essere infrante, non per essere imparate a memoria. Che, almeno un po’, poesie ne possono scrivere tutti. Che il problema fondamentale delle poesie è leggerle, non interpretarle. Né tanto meno studiarle. «La maggior parte dei poeti non credo abbiano scritto per essere studiati. Gli bastava contagiare i lettori con un modo molto intelligente o apparentemente stupido di dire qualcosa». Obbligatorio per gli insegnanti di italiano, consigliato a tutti quelli che della poesia hanno conservato l’immagine imbalsamata incontrata sui banchi.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi