«Nell’ambito della vicenda delle Olgettine noi giornalisti abbiamo avuto dei comportamenti disgustosi pubblicando le intercettazioni: non abbiamo avuto rispetto per delle persone. E poi abbiamo partecipato alla vicenda del fidanzato della Minetti che gli metteva le corna: ma che c’entra pubblicare un’intercettazione di quel tipo? Se noi continuiamo a reclamare diritti non ci capiamo: l’art. 21 non parla dei diritti dei giornalisti ma dei cittadini. Se non usciamo dalla mentalità che, tirando fuori il tesserino ci possiamo permettere tutto, non recupereremo un rapporto sano con la gente». Ne ha per tutti il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, che durante un seminario di Redattore sociale a Capodarco di Fermo, si è lasciato andare strappando applausi alla platea.
Ma Iacopino non si scaglia solo contro le intercettazioni. Dice, ad esempio, parlando del proprietario di Repubblica: «Al congresso del Fnsi a Bergamo l’ingegnere Carlo De Benedetti ha preso la parola in apertura e ha teorizzato la seguente cosa: “Ma perché se io ho un contrattualizzato a Repubblica gli devo dare dei soldi per fargli scrivere un pezzo sull’online, non gli do forse più visibilità?”. Che ci dia allora l’elenco di tutte le sue società partecipate che moltiplicano i loro utili grazie alle pressioni che fa grazie ai molti giornali che ha e gli chiediamo gli utili e non ci paga».
Nel suo intervento il presidente dell’Ordine attacca e grida «vergogna» anche a chi paga i giornalisti «due euro lordi a pezzo» o «cinquanta centesimi per l’online». Fa l’esempio del «Corriere del Mezzogiorno, che ha 23 euro a disposizione da dare ai collaboratori per un’intera pagina e il formato è lo stesso di quello del Corriere della Sera». Cita casi a Firenze dove i pezzi richiesti non vengono pagati se non vengono poi pubblicati: «Ma nel frattempo sono stati realizzati con costi da parte del giornalista».
Ma è sulle intercettazioni, ancora, che Iacopino spende le parole più efficaci: «Le vere carriere che devono essere separate sono quelle tra magistrati e giornalisti, come ha detto Violante. Gli sbobinati delle intercettazioni sono pubblicati senza alcuna mediazione giornalistica e fanno a pezzi la vita delle persone: anche gli indagati o imputati sono persone e hanno diritto a essere rispettati» continua. «Melania per esempio è stata descritta da morta “con i jeans e i collant abbassati, prova dell’ennesima offerta amorosa nei confronti del marito per cercare di tenereselo”. E dove è il danno alla completezza dell’informazione o alla libertà di stampa non pubblicando “…circola la voce…”? Come quando è stato pubblicato che in Parlamento era circolata la voce che Berlusconi avesse detto che la Merkel era una “culona inchiavabile”». Un intervento perfetto, macchiato solo da un difetto di tempismo: quando Berlusconi era ancora in sella, quando le vicende del “bunga bunga” erano sulle prime pagine di tutti i giornali, quando la campagna contro la “legge bavaglio” imperversava, nessuna di queste parole è stata pronunciata. Meglio tardi che mai.