Dinanzi al recente dibattito sinodale sull’Humanae Vitae, pochi giorni prima della beatificazione del suo autore, Paolo VI, la “Confederazione Italiana dei Centri per la regolazione naturale della fertilità” ha voluto precisare con un comunicato che non si tratta come molti credono «dell’enciclica sulla contraccezione o sul divieto posto all’utilizzo della contraccezione», ma di «un grande inno all’amore coniugale». Giuseppe Spinpolo, membro della Confederazione e insegnante dell’Istituto per l’educazione alla sessualità e alla fertilità Iner, spiega a tempi.it che «i metodi naturali esaltano l’amore, mentre la contraccezione lo svilisce», come mai «hanno molto più successo della fecondazione assistita» e perché «proporli è un atto di carità».
Si dice che i metodi naturali vadano bene solo per chi persone di fede, altrimenti sono un’imposizione della Chiesa. Lei cosa risponde?
È bene puntualizzare che i metodi naturali non sono un dono semplicemente per i credenti e che non li ha inventati la Chiesa.
Come no?
Storicamente non nascono dalla Chiesa, ma da due medici: un austriaco e un giapponese da cui il nome Ogino-Knaus, passato alla storia come il primo dei grandi metodi naturali, secondo alcuni fallito perché molti figli erano nati. Al di là di un margine di rigore minore rispetto ai metodi successivi, il giudizio negativo si fonda su un errore: i metodi naturali non sono metodi contraccettivi, ma procreativi, con successi di gran lunga migliori rispetto alla fecondazione assistita. I metodi naturali di ultima generazione hanno infatti un rigore scientifico elevatissimo.
Perché allora la Chiesa ne ha parlato tanto nell’ultimo secolo?
Al contrario di chi cominciò a proporre la contraccezione, la Chiesa si domandò come proporre agli uomini la pienezza dell’amore che vive Cristo. E preoccupata che i suoi figli potessero sperimentarla anche nel matrimonio si è domandata: la coppia può vivere un tale amore nel suo vissuto naturale? Scoprì che nella sequela alla natura c’era la risposta pienamente positiva a questa sua domanda. Chi ritiene che i metodi naturali non siano per tutti sta donando alle persone meno di quello che meritano. E gli fa anche del male. La contraccezione non è anti concezionale ma prima di tutto anti coniugale. L’accento va posto sul fatto che è la coppia a perderci e, solo di conseguenza, il bambino.
Per tornare alla fecondazione assistita. È davvero meno efficace dei metodi naturali?
Negli ultimi anni, nei nostri centri, sono affluite persone che non vengono per distanziare le gravidanze ma per imparare a individuare i momenti di maggior fertilità della donna. Dovremmo dire della coppia, perché la fertilità non riguarda solo un individuo. Per capire come mai, basta guardare i dati del ministero della Salute sulla procreazione medicalmente assistita, sono numeri che farebbero chiuderebbe l’azienda di qualsiasi imprenditore. I successi sono bassissimi, persino nelle condizioni ottimali si arriva al massimo al 25 per cento. Quest’anno poi la percentuale media dei successi si aggira intorno al 17. I nostri dati invece parlano di circa il 70 per cento.
Come incidono i due processi sulla coppia e quindi sul figlio?
Anche se si propone la fecondazione assistita come promessa risolutiva dell’infertilità e anche se va a buon fine, produce molti più danni che benefici. La Pma avviene negando l’amore e la fecondità, perché il figlio ha bisogno di essere il frutto di una donazione gratuita. Ricorrere alla Pma è concepirsi già divisi, significa non saper accogliere l’altro per tutto quello che è, anche per i suoi limiti ed essere disposto ad esigere dispoticamente un figlio da chi non te lo può dare, facendolo nascere al di fuori di un atto d’amore. Alcuni sostengono che l’intenzione è quella di amare, ma i figli non si fanno con le idee e l’amore non è un’intenzione: chiede fatti. La spinta verso l’eterologa non è altro che l’ultima fase di questo meccanismo perverso: il desiderio si fa così egoista che l’altro diventa un impedimento e invece che accettarne l’infertilità vado addirittura a cercare il figlio da un’altra donna.
Come dice a una coppia di accettare la sua infertilità?
Dicendole che non è sinonimo di infecondità: anzi, forse, è chiesto loro di viverne una maggiore, un’apertura più grande alla vita di figli non propri.
I metodi naturali propongono anche la castità. Crede che anche questa sia proponibile a tutti?
La castità è la conseguenza della percezione del proprio valore: mi custodisco e non mi butto e svendo, perché sono prezioso e mi riconosco tale. Chi impara l’autodominio vive le proprie pulsioni nella forma del dono e non ne diventa schiavo. E come i metodi naturali, anche la castità è dono da proporre laicamente. C’è forse un essere umano che non aspetti di essere umanizzato e non meriti di esserlo? Chi propone la strada della contraccezione non si pone solo contro la pienezza di vita della coppia, ma contro l’umanizzazione stessa della persona.