Esce il 4 febbraio I fantastici viaggi di Gulliver in 3D, rivisitazione cinematografica della celebre romanzo di Jonathan Swift. Al centro della storia Gulliver, interpretato da Jack Black, che da dieci anni lavora all’ufficio poste di un’enorme casa editrice. Nessun amico, mai nessuna promozione, nessuna aspirazione particolare. Solo due passioni: Guitar Hero e la caporedattrice della sezione viaggio, Darcy a cui però non riesce a dichiarare il suo amore. Per una serie incredibile di coincidenze, condite con qualche menzogna, Gulliver viene inviato da Darcy nel triangolo delle Bermuda, per scrivere un pezzo su quello strano posto. Qui, dopo una tempesta in mare aperto, naufraga a Lilliput, regno dei lillipuziani, esseri piccolissimi che lo rinominano “La bestia”. La sua simpatia e “la sua grandezza” gli permettono presto di conquistare la fiducia dei sovrani e del popolo intero. Ma un pericolo è dietro l’angolo…
Povero Gulliver, davvero non meritava una fine così ingloriosa e forse non la meritava nemmeno Jack Black, che in questo ruolo davvero non convince. La trama è semplice e assurda allo stesso tempo, come potrebbero esserlo le favole, ma il problema non nasce da qui. Tutto il film è un’esagerazione continua, dalla povera Emily Blunt, bellissima e ingenua nei panni della principessa di Lilliput – praticamente insopportabile – al Re e alla Regina che nella versione italiana hanno le voci di Patrizio Roversi e Syusy Blady (ideatori e conduttori di Turisti per caso, saranno stati scelti perché “esperti in fatto di viaggi?”). Uno degli elementi più fastidiosi del film è sentire il Re parlare bolognese e ai limiti del fuori sincrono.
Per il resto si ride e si sorride poco, il film trascorre senza lasciare il segno. Il 3D è invisibile, lo si nota solo nei titoli di testa e ci ricordiamo della sua presenza solo grazie all’insofferenza provocata dagli occhialini (ma quando finirà?). Anche i bambini presenti in sala ridono poco, le battute non sono così facilmente comprensibili al pubblico più giovane, anzi quelle più divertenti non lo sono affatto. Insomma, un esperimento miseramente fallito, che alla fine della proiezione genera solo la febbrile voglia di andare a casa, rileggere il romanzo originale e tirare un sospiro di sollievo: per fortuna è tutta un’altra storia.