Niente che non temessimo già di sapere, perché basta andare in un multisala il sabato sera per vedere che la programmazione dei film al grande pubblico è sempre di un certo tipo. Per le pellicole d’essai, rivolgersi altrove. E’ uscito infatti un libro che più o meno tratta di questo, di come è cambiata la vocazione della macchina sforna blockbuster che è Hollywood, di come possiamo intuire il tipo di film che vedremo prossimamente anche solo guardando quello in uscita adesso.
“The Hollywood economist”, di Edward Jay Epstein, un giornalista americano a cui piacciono le inchieste, analizza i dati di incasso dei film, dal 2007 a oggi, per un totale di 42,3 miliardi di dollari. Di questi, solo un decimo proveniente dai biglietti staccati in sala. Colpa anche della pirateria, certo, ma proprio per questo i produttori si stanno buttando su altre forme di incasso, prime fra tutte il merchandising.
Lo sanno bene le twilighters, le fan della saga di vampiri creata dalla scrittrice Stephenie Meyer, che pur di avere la felpa con scritto “Team Edwards” romperebbero anche l’ultimo salvadanaio rimasto immune. Quindi tendenzialmente rivolgersi al target giovanile, che è poi quello che più spende, e buttarsi sulle saghe, che fidelizzano, sono più sicure dal punto di vista della pubblicità e degli incassi, e attirano sempre una folla pazzesca a ogni nuovo capitolo.
Altra spietata regola dell’industria del cinema è “o guadagni nel primo fine settimana di uscita, o sei fuori”. Ed è guerra fino all’ultimo dollaro, per vedere se il film tanto atteso ha o meno polverizzato gli incassi, perché se così non è, c’è da scommettere che non rimarrà fuori a lungo. E visto che si incassa meno con i biglietti, dice Epstein, ai cinema non resta che buttarsi sugli snack, sui bidoni di popcorn ricoperti di burro, perché “il segreto è il sale”, in quel mix ipercalorico e ipercostoso che spinge lo spettatore assetato in pausa primo tempo a far la fila per un bicchierone di coca.