«Mi hanno svegliato a mezzanotte con una telefonata e una persona con voce disperata mi ha detto: “Presto, si prepari perché sta affondando una nave e le manderanno delle persone”. Io ho aperto tutto, chiesa e asilo, e dopo poco tempo mi sono visto arrivare pullman strapieni: circa 400 persone in tutto». Don Vittorio Dossi ha 72 anni, e anche se è parroco di San Pietro sull’Isola del Giglio da 20 anni, basta una parola per far risaltare il suo accento bergamasco. Così, venerdì notte, don Vittorio si è ritrovato a soccorrere e aiutare i passeggeri della nave Costa Concordia, naufragata a 300 metri dall’isola, dopo essersi schiantata contro uno scoglio. Una tragedia costata la vita già a 11 persone, anche se i dispersi sono ancora una ventina. «Qui sull’isola siamo tutti in ansia per sapere se sono state ritrovate vive altre persone scomparse» racconta a tempi.it il parroco di San Pietro. «In più, i commercianti e gli albergatori sono preoccupati per la possibilità di disastro ambientale. Sa, qui si vive solo di turismo. Ma io devo dire di essere ancora commosso per quanto successo venerdì notte».
In che senso, come ha fatto ad accogliere 400 persone?
Quando è arrivata tutta quella gente, ho sistemato 200 persone in chiesa e 200 nell’asilo. Molti erano disperati, tanti piangevano. Io avevo delle coperte e le ho distribuite tutte, insieme a degli asciugamani, perché c’era gente che è arrivata in mutande. Non solo, ho anche attinto dal mio guardaroba regalando scarpe e calzini. Non è stato facile. In più, siccome in tanti cercavano i propri parenti senza trovarli, tutti mi chiedevano il telefonino per provare a contattarli. Io di telefono ne avevo solo uno ma l’ho dato a tutti. Chissà che bolletta mi arriverà il prossimo mese!
Perché dice di essere commosso?
Siccome non riuscivo a fare tutto da solo, ho chiamato dei gigliesi ad aiutarmi ed è stato bello vedere che tutti quelli a cui chiedevo una mano, arrivavano portando acqua, caffè, il fornellino per scaldare il the. Non sono io che ho fatto tanto per questa gente, ma i gigliesi. Ho visto una solidarietà speciale, una carità marcatamente cristiana che mi ha commosso. Ma c’è di più.
Cosa?
Anche dei ragazzi, persone che guai a parlargli di Chiesa, perché non vogliono saperne, sono venuti da me a chiedermi se potevano dare una mano. E questi sono giovani che di solito neanche mi salutano. È una cosa molto bella, che mi ha commosso.
E adesso, l’Isola del Giglio come assiste agli sviluppi del naufragio?
Ora tutte queste persone sono state portate sulla terraferma. So che oggi hanno trovato altri cinque cadaveri, siamo tutti in ansia per sapere se le altre persone disperse sono vive. Ma c’è anche un’altra preoccupazione: qui sull’Isola sono tutti commercianti e albergatori e dicono che se dalla nave esce del gasolio, addio turisti per la prossima estate. Sono molto preoccupati per un possibile disastro ecologico.