«La Grecia volta pagina, si lascia alle spalle la paura, l’oppressione e l’umiliazione e va avanti con speranza e dignità: oggi abbiamo fatto la storia, l’ora della Troika è finita, facciamo sorgere il sole sulla Grecia». Così parlava ad Atene il leader del partito di estrema sinistra Syriza, Alexis Tsipras, dopo aver stravinto le elezioni del 25 gennaio in Grecia.
CRAVATTE E CAMICIE. Quei giorni però sembrano lontani un secolo, erano pieni di belle speranze e dichiarazioni forti. Tsipras gongolava spiegando ai giornalisti in estasi di tutto il mondo che si sarebbe messo «la cravatta solo quando avremo dato un taglio al debito greco». Allo stesso modo, il suo ministro delle Finanze «marxista», Yanis Varoufakis, girava per l’Europa con la camicia dentro e fuori dai pantaloni paragonando gli accordi presi dal precedente governo con la Troika «criminale» a un «waterboarding fiscale», strumento di tortura usato a Guantanamo.
PROMESSE DI TSIPRAS. I due principi azzurri greci, o meglio rossi, hanno esaltato il popolo greco annunciando le seguenti misure dal costo totale (dichiarato) di 11,4 miliardi: sanità gratis per i più poveri, aumento del salario minimo di circa 400 euro, ritorno alla tredicesima per stipendi e pensioni fino a 700 euro, annullamento e rinegoziazione degli accordi con la Troika, cancellazione del 50 per cento degli attuali 317 miliardi circa di euro di debito pubblico greco e fine delle politiche di austerità, 10 miliardi di euro aggiuntivi di spesa pubblica per rialzare il salario minimo e aumentare lo stipendio della funzione pubblica e l’assegno dei pensionati.
IL MURO EUROPEO. Fin qui le promesse. Dopo neanche un mese di bluff, minacce, paroloni sprecati, giocate al rialzo e bugie, Tsipras ha capito che nessun leader europeo, tanto meno Matteo Renzi, avrebbe appoggiato la sua causa sfidando Bruxelles. Anche perché l’eventuale taglio del debito l’avrebbe pagato pure l’Italia, che vanta crediti con Atene per circa 20 miliardi. Davanti ai “niet” di Troika, Eurogruppo, Commissione Europea e Angela Merkel, snocciolati uno dopo l’altro, il galletto greco dal bel sorriso, idolo dell’italiana Brigata Kalimera, ha dovuto abbassare la cresta.
IL DOCUMENTO UFFICIALE. Così, dopo un convulso weekend fatto di colloqui, telefonate disperate ed email allarmate, il Nostro ha inviato stamattina a Bruxelles una lista di riforme che dovrebbero garantire ad Atene l’estensione del programma di salvataggio da 240 miliardi che scade questo sabato. Il governo greco ha proposto di tassare i più ricchi con una patrimoniale per raccogliere 2,5 miliardi. Altri 2,5 verranno recuperati incassando le tasse arretrate in comode rate, 2,3 miliardi dalla lotta al contrabbando e 2,5 all’anno dalla lotta all’evasione fiscale. I ministeri saranno poi ridotti da 16 a 10, sarà realizzata una spending review e rivista l’Iva. Le concessioni televisive ai privati saranno fatte pagare davvero e le privatizzazioni già partite verranno rispettate. Le esenzioni fiscali verranno eliminate ma i più poveri avranno accesso a energia, buoni pasto e sanità gratuiti. Il salario minimo sarà aumentato dopo aver «consultato le istituzioni europee». Le eventuali misure per contrastare la «crisi umanitaria» non «avranno effetti fiscali negativi».
DUBBI SULLA FATTIBILITÀ. Nel documento non è presente neanche un numero: quelli sui miliardi che verranno guadagnati con tasse e lotte a evasione e contrabbando sono solo ipotesi dei giornali. Gli esperti si sono finora dimostrati molto scettici sulla fattibilità di queste cose: molte tasse arretrate, ad esempio, sono ormai inesigibili perché le aziende sono fallite. I capitali da tassare con la patrimoniale, poi, stanno fuggendo (o sono già fuggiti) all’estero con grande rapidità.
«ILLUSIONE» TSIPRAS. Guardando il pacchetto di misure proposto da Tsipras, che Bruxelles ha dichiarato di voler limare, cioè rendere più duro, si capisce perché l’eroe della resistenza ellenica Manolius Glezos, membro di Syriza, ha dichiarato riferendosi al suo leader: «Non è possibile che ci sia un patto fra tiranno e schiavo, quindi chiedo scusa ai greci per questa illusione alla cui nascita ho contribuito anche io».
ADDIO VECCHIO PROGRAMMA. Perché Tsipras sarebbe un’illusione? Perché ha in sostanza ceduto su quasi tutto il suo programma: non si parla più di tredicesima, di cancellazione del debito o di fine delle politiche di austerità. Le privatizzazioni già partite resteranno, nonostante la promessa di bloccare tutto. I buoni pasto gratis sostituiranno solo le precedenti esenzioni. L’unico punto del programma rispettato per gentile concessione di Bruxelles potrebbe essere l’aumento del salario minimo, ma per questo si dovrà «consultare le istituzioni europee». Cioè elemosinare il permesso. Tutto il resto era già stato concordato con la Troika dai precedenti due governi, che Tsipras il rivoluzionario chiamava con i peggiori appellativi. Ma da quei giorni sembra passato un secolo.
Foto Tsipras da Shutterstock