«Il conformismo degli intellettuali non si misura su ciò che pensa la gente comune, bensì si misura su ciò che pensano gli altri intellettuali». È questa la frase di George Orwell che oggi sul Corriere della Sera Ernesto Galli Della Loggia, che già aveva scritto sul tema, cita per parlare del preoccupante conformismo di tutti gli intellettuali a favore delle «rivendicazioni dei movimenti omosessuali». «Ora si dà il caso che oggi, nell’intero Occidente, l’opinione ultramaggioritaria di costoro sia tutta, in linea di principio, dalla parte delle rivendicazioni dei movimenti omosessuali. Per una ragione ovvia, e cioè che gli intellettuali occidentali, da quando esistono, amano atteggiarsi a difensori elettivi di ogni minoranza la quale si presenti come debole, oppressa, o addirittura perseguitata: al modo, per l’appunto, in cui di certo è stata storicamente, specie nei Paesi protestanti, la minoranza omosessuale. Per questo è abbastanza ovvio che nell’ambiente intellettuale chi pure dentro di sé è magari convintissimo che la natura esiste, che il genere corrisponde a una base sessuale biologica, che non si possa parlare di alcun diritto alla genitorialità ma che semmai il solo diritto è quello del bambino ad avere un padre e una madre, chi è pure dentro di sé, dicevo, è magari arciconvinto di tutte queste cose, esita tuttavia a dirlo chiaramente».
OPINIONE DOMINANTE. Perché? «Per la semplice ragione che non ama sottoporsi al giudizio negativo che una tale affermazione gli attirerebbe immediatamente da parte dei suoi simili. Perlopiù, infatti, gli intellettuali non temono affatto il giudizio della gente comune, (…) temono molto, invece, quello del loro ambiente, degli altri intellettuali. Come Orwell per l’appunto aveva capito benissimo. Anche per una ragione più generale. Essi sanno bene che in una società democratica di massa — in specie per ciò che riguarda l’ambito dei valori personali e del costume — l’opinione degli addetti alle mansioni intellettuali è destinata inevitabilmente, prima o poi, a divenire l’opinione dominante».
CORRIERE CONFORMISTA. Continua Galli Della Loggia, rispondendo a Luigi Manconi, che sul Foglio obiettava che in Italia l’opinione pubblica non è ancora a favore delle rivendicazioni dei gay: «Forse, e almeno parzialmente, oggi è ancora così. Ma può qualcuno dubitare davvero che in un brevissimo giro di tempo anche la maggioranza della nostra opinione pubblica non si adeguerà all’opinione attualmente già dominante quasi dappertutto in Europa come nell’America settentrionale? Davvero non significa nulla, ad esempio, che proprio su questo giornale — per carità con le migliori intenzioni del mondo — sia comparsa appena la settimana scorsa un’intera pagina intitolata «Genere neutro», dove si illustrava la positività moderna, culturalmente molto à la page, di un’educazione dei bambini all’insegna del rifiuto delle obsolete categorie «maschietti» e «femminucce»? Da che parte sta, allora, il conformismo? Mi chiedo, in quale direzione va il mainstream? In quella di Obama o del cardinale Bagnasco?».
I GAY FANNO GUADAGNARE. Domanda retorica, soprattutto se si guardano le pubblicità e le pubblicazioni, legate a doppio filo al criterio del guadagno economico. I cattolici, colpevolmente, presentano da una parte un’idea di eterosessualità «piatta e tristissima, una convenzionalità di ruoli oggi più che mai destinata a risultare irrimediabilmente patetica» («al primo colpo d’occhio famiglie effigiate appaiono irreali, perlopiù sdolcinatamente felici, sorridenti e circondate di debita prole, impegnate nell’esplicita quanto disperata edificazione del lettore: lei magari ancora con gonna plissettata (nel 2013!) e lui con lo zainetto»). C’è una bella differenza «con ciò che si vede altrove! Dai magazine alla pubblicità, dalla tv al cinema, dappertutto domina la più intrigante ambiguità dei corpi, spesso dalle fattezze allusivamente ermafrodite, seminudi, accostati l’uno all’altro senza distinzione di sessi. E per giunta tutto sempre terribilmente «moderno», oggettivamente accattivante, sullo sfondo degli ambienti e dei paesaggi più seducenti, tutto sempre culturalmente in piena sintonia coi tempi: tanto per dire, mai una famiglia, mai una fede al dito. Dove sta allora — mi piacerebbe continuare a chiedere a Manconi — qual è il pensiero dominante? E in quale campo si manifesta? Su Famiglia cristiana o su Vogue?».
VESTALI DELL’ILLUMINISMO. E ancora: «Non basta. Chi dice pubblicità dice economia. E non a caso l’omosessualità e le sue rivendicazioni ad ampio raggio sono da tempo anche un florido business. Era noto, ma ora ce lo racconta bene Il Fatto del 16 gennaio. “Essere gay friendly — si legge — non è più un costo ma un beneficio. Offre innumerevoli possibilità di guadagno e attrae un elevato numero di consumatori. I gay americani, ad esempio, spendono oltre 835 miliardi di dollari l’anno”». Chiude così il suo articolo Galli Della Loggia: «Ps: vorrei fosse chiaro, questo non è un articolo sull’omosessualità, sugli omosessuali o sui loro diritti. È un articolo sulle vestali dell’illuminismo che non si sono accorte di essersi trasformate col tempo in devote sentinelle delle maggioranze silenziose».