Il Meeting di Rimini è sempre stato un punto di saldatura per anime così distanti dal cattolicesimo. Pensiamo al drammaturgo ateo rumeno Eugene Ionesco, al vecchio gnostico Guido Ceronetti, in ambito scientifico al taoista Angelo Vescovi, che sarà ospite con lei quest’anno. Cosa l’ha spinta ad accettare l’invito a partecipare?
Si trattava di andare a parlare della scienza e dei suoi limiti e quindi del rapporto fra scienza ed etica. L’ho trovato del tutto affine alle mie corde, è un tema su cui ho lavorato e pensato molto negli ultimi anni e anche con grande difficoltà di comunicazione e di iniziative editoriali. Il fatto che ci sia un ambito come questo del Meeting in cui è possibile approfondire questo rapporto è una cosa che mi ha attratto subito.
Il referendum sulla fecondazione artificiale ha sancito uno scollamento nel mondo laico. Sui temi della bioetica e della difesa di una scienza sostenibile, accettabile in un orizzonte umanistico e liberale, c’è stata una divaricazione fra i soliti dervisci intellettuali con la faccia da laiconi e chi ha capito che in gioco c’è il futuro della democrazia intesa come “comunità dei vivi” (Edmund Burke).
Sulla laicità si ragiona con categorie vecchie. Si contrappone laico a religioso, forse in altri momenti poteva avere senso, ma oggi non ne ha più alcuno. L’antitesi di laico è clericale, che per me significa atteggiamento di chiusura intorno alla difesa di potere e di gruppo in un sistema di carattere dogmatico. è tipico delle religioni, l’islam in questo periodo, ma anche il comunismo, con il suo fideismo. La Bbc ha reso noto un sondaggio per cui Karl Marx resta il più grande filosofo di tutti i tempi. Il marxismo era clericalismo puro. Abbiamo registrato la novità di un mondo cattolico coeso intorno alla difesa di alcuni principi di carattere etico e spirituale. Questo può creare un rapporto profondo con i laici, persone di altre fedi, atei e agnostici. è un vantaggio per tutti, a cominciare dagli stessi cattolici, la difesa di principi etici piuttosto delle piccole prerogative. Un certo mondo che si crede laico non ha capito niente di questo scollamento. L’intromissione della politica ci sarebbe se la Chiesa fornisse indicazioni di voto, ma il fatto che esprima posizioni morali ce ne corre. Se non fosse stato così, non saprei cosa ci sta a fare. Vittorio Foa in un’intervista al Corriere della Sera ha commesso questo errore.
Il mondo ebraico, o almeno i suoi vertici, si sono schierati a maggioranza contro la legge 40. Sembra incapace di liberarsi di un certo fideismo scientista. C’è una possibilità che in futuro questo risultato segni una revisione in questa impostazione? Negli Stati Uniti non è così.
La realtà ebraica è estremamente articolata, non esiste dogmatica religiosa. In Israele c’è una legislazione iperpermissiva, ma quando è uscita la proposta di stabilire il sesso a priori si è scatenata una furibonda polemica non ancora sedata. La situazione italiana non è rappresentativa del quadro internazionale, c’è una tradizione dello schierarsi a sinistra nei nostri vertici. C’è stato anche un problema di comunicazione. Il rapporto fra mondo ebraico e cattolico deve fare i conti con un passato difficile, ma serve uno sforzo importante da entrambe le parti. Il Meeting è costruttivo in questo senso, si guarda al futuro e non al passato. Ma quando Vittorio Messori vuole tirare fuori il caso Mortara con quei toni, beh allora mi spaventa un po’.
E’ illusoria la speranza che il no italiano alla sperimentazione e alla manipolazione degli embrioni umani dia un segnale all’Unione Europea, dove la bioetica anglosassone, che dell’embrione fa man bassa, va per la maggiore?
Il referendum è stato fondamentale, però mi pare più una fortunata inversione di tendenza in un contesto molto negativo. Basta guardare gli Stati Uniti: ci felicitiamo che a livello governativo e alla base della società esista una coscienza critica su queste materie, ma la cultura egemone è schierata su posizioni opposte, su una visione biotecnologica impressionante. Si tratta di vedere se il risultato non rimane isolato e produce cultura opposta a questa postmoderna dominante. Se ci fermiamo allora rimarrà un episodio. E poi serve la capacità di dare appunto una ripercussione internazionale. Se uno pensa al catalogo della Mit Press, si pubblicano libri sul potere che si esprime attraverso la genetica, viene citato come autorità Antonio Negri. Credo che in Italia siano culturalmente deboli, ma controllano, hanno potere, le case editrici, le riviste che tirano di più.
Solo poco tempo fa il premier spagnolo ha messo a segno un altro risultato in questo suo spaventoso attacco all’umanesimo giudaico-cristiano: la legalizzazione del matrimonio omosessuale. Quello è un fronte su cui i laici devono prendere posizione, e in fretta, vista l’agenda zapaterista, che ha presa in Olanda, Belgio, Canada e in alcuni Stati americani.
Non c’è contenuto in Zapatero, è solo vuoto di pensiero e slogan. Il matrimonio per un fatto di carattere naturale si è sempre basato sulla coppia eterosessuale, la riproduzione ha bisogno di questo dalla notte dei tempi. Nessuno vuole negare forme di convivenza di carattere diverso, un riconoscimento nel welfare state. Ma questo tipo di cultura, che ha portato a questa decisione, si basa su un culto al limite estremo della diversità. Si dice “è una scelta di libertà”, ma in questo modo si brutalizza la coppia eterosessuale, in Spagna si è abolita la denominazione di “padre” e “madre” per metterci genitore. Mi chiedo con quale diritto si eserciti una violenza da stato totalitario, è come quando Mussolini cambiava nome ai paesi dell’Alto Adige. è una forma di egualitarismo di tipo comunista.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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