Come da tradizione, anche nel 2014 l’ultimo numero del settimanale Tempi è interamente dedicato ai “Te Deum”, i ringraziamenti per l’anno appena trascorso firmati da diverse personalità del panorama sociale, culturale e civile italiano e non solo. Nella rivista che resterà in edicola per due settimane a partire dal 31 dicembre, troverete, tra gli altri, i contributi di Angelo Scola, Asia Bibi, Louis Raphaël I Sako, Fausto Bertinotti, Luigi Amicone, Renato Farina, Mattia Feltri, Fred Perri, Aldo Trento, Pippo Corigliano, Annalisa Teggi, Alessandra Kustermann, Mario Tuti.
Pubblichiamo qui il “Te Deum” di Francesco Wu, originario di Wenzhou, Cina, cresciuto in Italia. Proprietario di un ristorante a Legnano, siede nel direttivo della Confindustria Alto Milanese e ha fondato l’Unione imprenditori Italia Cina. Abbiamo raccontato la sua storia nel numero 47 di Tempi.
Ringraziare è essere consapevoli che il bene che c’è nella nostra vita non ce lo siamo meritati, quindi serve riconosce che c’è del bene e che non ce lo siamo dati da soli e questo non è per niente automatico. Ripensando alla mia vita non posso non riconoscere di essere stato voluto bene, diversamente sarebbe non essere sinceri con se stessi.
Ti ringrazio mio Signore per avermi creato, fatto venire in Italia e fatto incontrare persone autentiche che mi hanno permesso di conoscerti.
Il legame con l’Italia per me significa innanzitutto essere legati a dei volti di amici piuttosto che alla sua geografia per quanto bella, al cibo per quanto buono, alla storia per quanto significativa. È un legame affettivo. Sono amici che in tutti questi anni mi hanno fatto conoscere le montagne con panorami mozzafiato, amici con cui ho condiviso il gusto del mangiare, amici con cui ho scoperto assieme la storia italiana.
Essere approdato in Italia è stata sicuramente una fortuna per me, e qui ho sperimento la gratuità nei miei confronti. Mi ricordo che una volta chiesi alla giovanissima animatrice che ci portava in piscina quanto venisse pagata per stare con noi bambini e scoprii che prestava il servizio gratuitamente; la cosa mi sorprese e mi rimase impressa nella mente. Questo avveniva durante una delle attività del doposcuola di quartiere svolto dall’associazione “L’aquilone”, presieduta da fratel Arcangelo, un fratello delle scuole lasalliane. I volontari erano quasi tutti alunni dell’istituto Gonzaga a cui lui aveva dato la possibilità di fare qualcosa di bello. Infatti tra i tanti amici vorrei ricordare questo fratello. Professore di matematica e fisica, nonché di religione, era per me la gratuità fatta persona, una gratuità cristiana, che prima di tutto mi ha costretto a pormi molte domande su cosa significasse essere cristiano e su cosa fosse importante nella vita.
Arcangelo, che è stato mio professore per due anni, divenne anche direttore dell’istituto dove insegnava, fondò successivamente una onlus che ancora oggi sostiene a distanza migliaia di bambini di Haiti, Mozambico e Paraguay.
Attualmente, dopo una parentesi in Sicilia per ordine dei suoi superiori e nonostante i tanti acciacchi, è direttore dello studentato Villa San Giuseppe di Torino, dove vado spesso a trovarlo quando il tempo lo permette, e anche qui scopro che nonostante i conti della struttura non siano così rosei, ci sono tanti ragazzi che possono studiare grazie a lui che li ospita gratuitamente. Tra loro c’è un giovane di origine armena che è scappato dalla guerra, e una ragazzo musulmano dell’Uganda, anch’egli con una storia incredibile alle spalle.
È anche grazie a fratel Arcangelo, che è anche mio padrino di battesimo, se oggi sono cattolico. Certo è stato per me il primo vero testimone di Cristo e per fortuna non ultimo.