Già quando aveva parlato della recente legge anti abortista del North Dakota aveva scioccato tutti definendo i bambini in grembo delle «cose» che chiedono un «sacco di soldi per diventare essere umani». Ma non è finita qui. Ora Melissa Harris Perry, fra le opinioniste più popolari d’America, conduttrice di un programma politico sul canale Msnbc, leader dei diritti delle minoranza e alter ego femminile di Barack Obama, è tornata alla carica sostenendo che quelle “cose”, se proprio riescono a diventare esseri umani, devono divenire proprietà dello Stato.
I BAMBINI BENI PUBBLICI. Questo il contenuto di uno spot lanciato il 23 marzo scorso sull’emittente. Perry spiega che «non abbiamo mai investito nell’educazione quanto avremmo dovuto perché abbiamo un concetto privato dei figli». Concetto che andrebbe demolito affinché, al contrario, si «riconosca che, invece, appartengono alle loro comunità».
COME MAO ZEDONG. Fra i primi a reagire allo spot è stato Ken Shepherd, direttore dell’emittente conservatore NewsBusters. Shepherd ha fatto notare che se, «come la stessa Perry sostiene, “il costo della crescita di un figlio va dai 10 mila dollari annui a i 20 mila” e se i bambini devono essere considerati proprietà collettiva, “posseduti” dalla “società”, la logica estensione di questo concetto è che la decisione di una donna di avere un figlio deve basarsi sulle considerazioni economiche della “comunità”». Motivazione con cui si giustifica la politica del figlio unico adottata dal regime comunista cinese. Shepherd, infatti, ha fatto notare come il titolo dello spot, “Slancio in avanti”, sia lo stesso di un altro in cui la Perry si richiamava al “Grande balzo in avanti” di Mao Zedong, che ridusse in povertà la classe contadina cinese.