A Zuccotti Park sono tornati i manifestanti. A poche ore di distanza dallo sgombero imposto dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, ecco rispuntare centinaia di giovani attivisti. Tempi.it ha raggiunto al telefono Mattia Ferraresi, corrispondente da New York, per cercare di capire il clima che si respira nella Grande Mela, come descritto anche nell’articolo “Un’altra generazione perduta”, a firma del corrispondente del Foglio e collaboratore di Tempi, pubblicato sul numero 46 di Tempi, in edicola a partire dal 17 novembre.
Qual è la situazione a Zuccotti Park in questo momento?
I manifestanti sono tornati subito dopo lo sgombero, forti di una prima sentenza che li autorizzava a rientrare nel parco. In realtà la sentenza è stata poi contraddetta da un secondo giudice che ha spiegato che, in quanto pubblico, il parco può essere visitato da qualsiasi cittadino newyorkese, ma permane il divieto di introdurre tende, strutture e di pernottare. Ieri notte, complice anche il rigido autunno, nessuno ha dormito a Zuccotti Park. Inoltre, fonti interne a Occupy Wall Street parlano di nuovi obiettivi: c’è un piccolo parco, di proprietà della Trinity Church, una chiesa sulla Fifth Avenue, dove potrebbero spostarsi, data la disponibilità della chiesa ad accoglierli. Probabilmente non sarà più Zuccotti Park il centro della protesta anche se ne rimarrà il simbolo.
Ma chi c’è dietro il nome Occupy Wall Street?
Innanzitutto c’è da rilevare quanto gli americani siano poco abituati alle proteste, al conflitto pubblico, a differenza degli europei. Detto questo, la cosa interessante è che questo movimento non è scollegato dalla situazione generale che vivono i giovani. Certo, i manifestanti sono una minoranza, ma rappresentano un sentore abbastanza diffuso di disorientamento. C’è un malcontento e un senso di disorientamento comune di cui Occupy Wall Street è solo la manifestazione più estrema. In America i giovani vengono definiti “La generazione perduta”, parafrasando una definizione che si applicava alla generazione uscita con le ossa rotte dalla Prima guerra mondiale.
Oggi i manifestanti hanno persino invitato il presidente Obama a unirsi a loro. Curioso no?
Nemmeno tanto, data la natura di questo movimento, che sin dalla sua nascita si è vantato di possedere l’arma della spontaneità. Tra i manifestanti ci sono anche persone che invitano i poliziotti a unirsi alla protesta. La verità è che questi ragazzi non vorrebbero abbattere Wall Strett, ma vorrebbero che i banchieri scendessero a Zuccotti Park e protestassero con loro.
Come definiresti i protestanti? Chi sono davvero?
Il 17 settembre, quando è cominciata la protesta, si trattava per lo più di ventenni di estrazione borghese, con una laurea, disoccupati e provenienti dai quartieri buoni di Brooklyn, la culla del fermento culturale e alternativo newyorchese. Questo aspetto borghese è cambiato nel tempo, i manifestanti hanno accettato l’aiuto di fazioni sociali già organizzate che inevitabilmente hanno alzato l’età media e nelle manifestazioni è abbastanza evidente. Senza contare che negli ultimissimi tempi Zuccotti Park si è trasformato in un rifugio per senzatetto alla ricerca di un pasto caldo.
Previsioni per il futuro di Occupy Wall Street?
C’è un dibattito in corso. Alcuni dichiarano di aver raggiunto lo scopo e di essere pronti a ritirarsi in una sede più adatta per l’inverno. La mia sensazione è che tenderà a scemare come rilevanza, anche se continuerà a esistere come espressione pubblica.
Ascolta l’intervista integrale a Mattia Ferraresi
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