Sorpresa. Fast Five è tosto e “spacca”. Molto più dei capitoli precedenti, più vicini a videogame che a veri e propri film. Invece il regista Justin Lin (autore del capitolo 3 e 4) trasforma la saga in un bel western metropolitano dove le cavalcature sono diventate le macchine ma le tematiche (e i sentimenti) sono gli stessi. L’amicizia virile, il sogno della vita, l’epopea della frontiera, i buoni & i cattivi, uno sceriffo duro ma dal cuore tenero (Dwayne Johnson, The Rock, sudatissimo e palestratissimo), e un eroe senza macchia e senza paura, il fuorilegge Dominic Toretto interpretato dall’inossidabile, anche se un po’ ingrassato Vin Diesel. La trama è quella del più classico dei western: una compagnia, o meglio una famiglia di banditi, con uno spiccato senso dell’onore e dell’appartenenza, è incalzata da un agente speciale con pieni poteri di fare qualsiasi cosa. Ne seguiranno scazzottate, inseguimenti in macchina, di cui quello finale, con annessa cassaforte trainata, è davvero una meraviglia sotto il profilo tecnico, e lo scontro finale con un cattivissimo bruttissimo senza scrupoli.
Il film ha un gran ritmo, è confezionato ben al di sopra di qualsiasi recente film d’azione: soprattutto, Lin ha a disposizione un cast di facce e muscoli giusti. La scazzottata tra Vin Diesel e The Rock non sarà epocale ma è divertente, e le tante spalle, tra cui Paul Walker, in un ruolo meno centrale dei capitoli precedenti, sono perfette per i ruoli: su tutti Tyrese Gibson e Jordana Brewster. Il resto è inverosimiglianza pura, un’incredibile sequenza di inseguimenti, e tanta adrenalina. Un film fatto alla vecchia maniera: fracassonissimo, con un esercito di coraggiosissimi stuntmen e tanto cuore. Anzi, un film tutto tatuaggi, sudore e motori. Con un eroe sopra tutto e tutti, il grande Diesel, che guarda con ironia e rispetto al padre di tutti gli amanti del cinema degli eroi, il Duca, John Wayne.