La mia vita è stata, per quarant’anni e più, azione, errore, dolore. Da qualche tempo è attesa, fiducia, gioia. Nel bel mezzo della mia strada ho incontrato il Meeting di Rimini. Cerco ed ho sempre cercato una società più giusta poiché quella comunista, che intellettualmente ho condiviso, si è rivelata feroce e disperata, disumana fino alla distruzione, la sua verità menzogna ideologizzata.
Non mi assolvo, sento il peso di mie responsabilità passate. Ho vissuto l’errore sino in fondo, con consapevolezza e passione, soprattutto con solitudine nell’animo. Anche per questo il Meeting diventa sponda e occasione liberatrice perché mi rimette assieme agli altri, perché apre a chiunque sappia ascoltare, a chiunque punta alla verità con il confronto e il dibattito.
Questo desiderio di realtà e amicizia mi dispone alla felicità, continua la liberazione che con la fede mi ha illuminato, salvandomi. Essa mi guida, insegnandomi a coltivare l’amore per gli altri, che, con il comunismo, avevo imparato a discriminare e a disprezzare. Chiedo per loro e per me la pienezza del senso cristiano e la completezza dell’esperienza dopo il dolore. Questo desiderio che domanda, alimenta il mestiere di intellettuale ed esalta la ragione, come la capacità di leggere il presente con la totalità dei suoi fattori, con la libertà dell’incontro e il dinamismo della ricerca comune; con la comunione con altri uomini e donne in cammino.
Discorrendo e partecipando al Meeting mi sento operante e vivo, chiamato a continuare la vita in una speranza che non ha fine. Tutte le manifestazioni e le mostre mi aiutano a pensare che un’esperienza di condivisione è la via per conoscere di più la vita, amarla e onorarla, illustrandola. È un’assise democratica e libera, volontaria e non costrittiva, aderente all’ideale, è sua manifestazione e conferma. Ideale è il legame che ci unirà anche questa volta e rafforzerà le nostre determinazioni, provenienti da idee e volontà diverse ma convergenti. Esemplarmente, il Meeting incarna i due canoni che uno spirito libero e coltivato mette a fondamento dei valori dell’Occidente. Essi sono l’amicizia e la democrazia. Scrisse nel 1856 il barone Alexis de Toqueville, leader del liberalismo etico, che «proprio per preservare la libertà dei popoli dai pericoli di una civiltà massificata, occorre ritornare a quella religione da cui nacque ogni governo: moralizzare la democrazia attraverso la religione». Non vedo altra iniziativa che meglio e più concretamente del Meeting si impegni a coniugare “lo spirito di religione” con “lo spirito di libertà”. Solo la religione cristiana, infatti, per sua natura antimaterialista, anti individualista e antitotalitaria può rendere veramente liberi e rafforzare un sistema veramente democratico.
Anche quest’anno vado a Rimini non per concelebrare un rito ripetitivo, ma per contribuire alla realizzazione di una delle più alte funzioni dell’esistenza: vivificare con l’amicizia l’esercizio della libertà.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi