Poteva uccidere, questa la diagnosi degli esperti che hanno analizzato il pacco-bomba recapitato, ieri, al giornalista della Stampa Massimo Numa. Un hard disk contenente 120 grammi di polvere esplosiva. L’hard disk conteneva un microchip che doveva funzionare da detonatore non appena fosse stato collegato al computer tramite un cavo usb. L’ordigno è arrivato in una busta spedita per posta ordinaria e recapitata ieri, senza mittente. Nel pacco bomba era presente anche una lettera che spiegava che la periferica conteneva video con immagini girate a settembre nei campeggi No Tav di Venaus e Chiomonte. Il giornalista, che da tempo segue le vicende del Movimento No Tav ed è finito nel mirino di trenocrociati estremisti (e non) per questo, fortunatamente si è insospettito ed ha chiamato la polizia. La scientifica ha, poi, appurato che si trattava di una vera e propria bomba pronta a esplodere in meno di cinque secondi dopo essere stata collegata al computer.
Il direttore Mario Calabresi ha, da Twitter, invitato a «capire che è in atto una deriva violenta».
“BOMBE PACCO”. Sui siti della galassia antitreno, con poche singole voci di distinguo tra i valligiani, si parla invece, con chiaro intento polemico, di “bomba pacco”. Si scrive, ad esempio, su notav.info: «È un rituale noioso che si ripete da anni quello dei pacchi bomba (o bombe-pacco) recapitati qua e là. Noioso perché innesca la sequela di solidarietà varie all’indirizzato, le parole roboanti dei magistrati, le dichiarazioni di politici di turno è così via. È ancora più noioso perché chi usa questa forma di corrispondenza esplosiva ha come unico risultato il can can mediatico, il far parlare di sé e della presunta vittima come godimento personale. È una forma di comunicato stampa esplosivo di chi ha piacere a guardarsi allo specchio mentre i movimenti e le lotte proseguono il loro cammino senza badare a fatti che non li riguardano. Infatti qual è l’effetto del pacco bomba a Massimo Numa? È esattamente quello che questo personaggio si aspettava da tempo, quasi a sperarci, per rifarsi una verginità da “grande giornalista” come abbiamo letto su alcuni tweet di suoi colleghi, che magari gli porterà qualche telefonata importante e una scorta tutta per lui». Ad indicare plasticamente il disprezzo, ci si riferisce a Numa virgolettando il termine giornalista.
OSTRUZIONISMO GRILLINO. Sul fronte della contrapposizione agli imprenditori vittime di una lunga trafila di attentati, invece, si deve registrare, da parte del movimento, l’esultanza per lo stop, in Commissione Bilancio, all’emendamento prevedeva il risarcimento da parte dello Stato dei danni subiti dalle imprese impegnate nella realizzazione della Tav. È stato, scrivono i No Tav, «respinto il blitz per i risarcimenti dei “poveri” imprenditori Tav». Tecnicamente è stato ritirato, con l’intento di ripresentarlo in sede di legge di stabilità, per mancanza di copertura. Decisiva, a quanto pare, la minaccia di ostruzionismo da parte dei grillini.
ARRIVA ERRI DE LUCA. Tutto questo mentre la Valle si appresta, domani, ad accogliere uno degli intellettuali più vicini al movimento: quell’Erri De Luca che ha apertamente difeso la legittimità dei “sabotaggi”. A Borgone ed a Susa parlerà di “custodia della Terra nella scrittura sacra”. Un titolo che, alla luce di tante dichiarazioni dello scrittore già leader del servizio d’ordine di “Lotta Continua”, può apparire paradossale. Conferma, però, una “sacralizzazione” della lotta antitreno sempre alla ricerca di argomenti forti, per quanto assai amata dai profeti del “pensiero debole”.