Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Questo simpatico paese ha in odio il conducente, da quello del bus a quello dello Stato. Il ruolo del conducator è sempre circondato da un misto di disprezzo e di invidia. Se poi vuole procedere senza mollare un pezzetto a uno e un pezzetto all’altro, insomma se è uno che va per la sua strada, senza concessioni al buonismo, al politicamente corretto e senza scodinzolare dietro ai soliti noti dei giornali e delle tv, ecco che scatta la “sindrome del balcone”. Anche quelli che non hanno mai saputo, o visto un filmato, di Benito Mussolini al balcone di Palazzo Venezia, sono ossessionati dall’uomo forte.
Mamma mia, il regime! I “tiradritto” della politica sono finiti al centro del bersaglio, da Craxi, passando per Berlusconi sino a Renzi. Non dico che fossero fenomeni, però appena hanno provato a governare sul serio, nel bene e nel male, sono finiti aschifio. Poi, secondo copione, dopo un ruvido, tipo Renzi, ecco un gentile, tipo Gentiloni.
Dove voglio arrivare? Alla Nazionale. Per l’Italia del calcio, al contrario, dopo un ruvido, ci vuole un ruvido. Dopo Conte ce ne voleva uno uguale, che a colazione divorava il cranio ai giocatori. Non Ventura, con quella faccia un po’ così, da fatalista, di chi è nato a Genova. Un padre di famiglia, non certo un tecnico assatanato. Allora abbiamo bisogno dell’uomo forte? No, compagni e amici, ma almeno di uno che ci prenda a calci in culo, sì.
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