Dodici anni di attesa per aprire un supermercato a Prato. Dodici anni di attesa prima di poter dare un posto di lavoro a duecento persone. Tanto ha dovuto attendere Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, prima di poter inaugurare l’ultimo dei suoi 150 superstore in sei regioni.
POTEVA ANDARE PEGGIO. Come raccontato da ItaliaOggi, in occasione dell’inaugurazione dell’Esselunga di Prato, Caprotti, 89 anni, si è recato sul posto quasi di nascosto, confuso tra la folla. «Volevo vedere da cliente come vanno le cose…», ha detto appena è stato riconosciuto. «Sapete, dopo 12 anni…». È nel 2002, infatti, che Caprotti ha messo la sua prima firma per avviare l’iter di realizzazione del superstore Leonardo da Vinci, che sorge al posto di Pratilia, il primo centro commerciale toscano. Il numero uno di Esselunga l’ha rilevato e demolito per trasformarlo in un superstore di 14 mila metri quadrati, a due piani e pieno di negozi. Dove, appunto, hanno finalmente potuto trovare un posto di lavoro duecento dipendenti.
Caprotti non è nuovo a battaglie con la burocrazia o con le coop, da sempre accusate di concorrenza sleale, soprattutto nelle regioni “rosse” d’Italia, come ampiamente raccontato nel suo libro Falce e Carrello. E a Prato, dice, «l’ho messa bene. A Novara ho dovuto aspettare 20 anni per inaugurare e a Galluzzo (Firenze) dopo 42 anni devo ancora tagliare il nastro. E guardi che ognuna delle mie strutture di vendita dà lavoro a un sacco di persone». Esselunga, infatti, offre un impiego a 20 mila dipendenti in Italia e fattura complessivamente 6,9 miliardi di euro.
«Quante volte, preso dallo scoramento, ho pensato di abbandonare la partita», ha ammesso Caprotti, tra le corsie del suo ultimo nato. «Poi, però, ho resistito e sono arrivato in fondo, ma 12 anni sono tanti e si rischia di arrivare con uno scenario economico che è profondamente diverso rispetto a quello di quando hai preso la decisione». E ancora: «In Italia realizzare progetti è difficile, stiamo andando indietro su infrastrutture, aeroporti, logistica. Per fare una rotonda, a un incrocio, occorrono in media tre anni: scherziamo?».
«INVESTIMENTI BLOCCATI DA CAVILLI». Tra poco, Caprottti dovrebbe inaugurare anche l’Esselunga di Galluzzo, a sud di Firenze. Ma un nuovo ostacolo si profila all’orizzonte. L’inaugurazione, infatti, racconta ItaliaOggi, è stata subordinata dal Comune all’apertura di una tratta di 3,5 chilometri che permetterà al traffico della Firenze-Siena di bypassare il quartiere. Peccato, però, che quella tratta avrebbe dovuto essere ultimata nel 2008 e i lavori si sono protratti oltremodo.
«Lì nel 1971», racconta Caprotti, «acquistai un’area per costruire un ipermercato che oggi, dopo quarantadue anni, non ha ancora visto la luce: quindici anni per ottenere il cambio di destinazione d’uso del terreno, tre anni per l’approvazione del piano guida, quattro per il piano urbanistico esecutivo e altri tre per il permesso di costruire. Adesso il by-pass. Questa è la realtà dell’Italia». E aggiunge: «Il fatto è che investimenti importanti vengono bloccati da cavilli».
«Un’azienda» come Esselunga, prosegue Caprotti, «si avventura ogni giorno in una giungla di norme, regole, controlli, ingiunzioni, termini, divieti che cambiano continuamente col cambiare delle leggi, dei funzionari, dei potenti. Uno slalom gigante con le porte che vengono spostate mentre scendi. Poi c’è un esiziale carico fiscale atto solo a sostenere tutto ciò che nel Paese è sovvenzionato».
«A ROMA MARINO È UN PO’ OPINIONATED». In questi giorni, inoltre, Caprotti, sta lavorando anche per lo sbarco nel Lazio, regione nella quale, fino a ieri, non era riuscito a penetrare. «A Roma i nostri urbanisti», dice Caprotti, «si sono recati duemila volte in dodici anni nel tentativo di superare ostacoli di ogni genere, per incontrare adesso il niet del nuovo sindaco (Ignazio Marino, ndr) del quale si può dire soltanto che è un po’ opinionated».
La querelle, segnala ItaliaOggi, riguarda il progetto dell’ipermercato Esselunga all’Infernetto, tra l’Eur e Ostia. Un progetto per il quale c’è stata addirittura un’interrogazione parlamentare (per conoscere l’impatto che la struttura provocherebbe al delicato equilibrio idrogeologico della zona). Alcune associazioni, infatti, sostengono che il Comune non abbia richiesto il parere vincolante del Consorzio di bonifica Tevere e Agro Romano per verificare il rischio idrogeologico sul parco commerciale. Sarà. Caprotti, però, intanto, attende. Come attende anche a Genova e Mantova, dove ci sono store da aprire che non si aprono. E con lui attendono anche una lunga fila di giovani e disoccupati che a Esselunga potrebbero facilmente trovare un impiego.