Articolo tratto dall’Osservatore romano – Viveri, medicine, alloggi, assistenza spirituale: è quanto Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) donerà ai rifugiati iracheni e siriani attraverso i contributi di emergenza approvati nell’ambito di diciannove nuovi progetti a favore dei cristiani perseguitati dal cosiddetto Stato islamico (Is). In una nota, la fondazione di diritto pontificio ricorda che, con i nuovi fondi, il sostegno in Iraq dal giugno 2014 a oggi salirà a oltre 15.100.000 euro, mentre quello alla popolazione siriana, dal marzo 2011 a oggi, si attesterà intorno ai 9.600.000 euro. Padre Andrzej Halemba, responsabile di Acs per il Vicino oriente, sottolinea il doveroso sostegno fornito ai cristiani: «Per secoli i nostri fratelli nella fede hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo delle società mediorientali e ora, nel momento di maggior bisogno, sono stati abbandonati».
Tra i nuovi progetti in Iraq figura la costruzione di un asilo nido per centoventicinque piccoli cristiani rifugiati a Baghdad. Nel 2014 Aiuto alla Chiesa che soffre aveva già donato otto scuole prefabbricate a Erbil, in Kurdistan, che oggi permettono di studiare a oltre settemila bambini. Sempre a Erbil saranno donate nuove docce e servizi igienici alle centosettantacinque famiglie del villaggio «Padre Werenfried», che prende il nome dal fondatore di Acs ed è composto da circa duecento strutture prefabbricate offerte l’anno scorso dall’organizzazione ai cristiani fuggiti dalle violenze dell’Is. Verrà inoltre fornito aiuto economico a centottantadue famiglie cristiane rifugiate nell’arcidiocesi di Kerkūk dei Caldei. Le centotrentacinque famiglie del campo profughi «Vergine Maria» di Baghdad, al quale la fondazione ha appena donato una cappella-container, riceveranno invece acqua, cibo e fornitura elettrica.
«Il contributo di Aiuto alla Chiesa che soffre — dichiara l’arcivescovo di Erbil dei Caldei, Bashar Matti Warda — è stato determinante per la nostra Chiesa. Ha permesso di prenderci cura delle famiglie di fedeli e assicurare loro dignitose condizioni di vita».
Altrettanto rilevante è il sostegno in Siria, come ha affermato lo stesso padre Jacques Mourad, sequestrato per cinque mesi dal cosiddetto Stato islamico: «Sono sicuro che il bene che ho potuto fare alla popolazione, anche grazie ad Aiuto alla Chiesa che soffre, sia stata una delle ragioni che ha impedito all’Is di uccidermi», ha detto il religioso in una recente conferenza organizzata a Roma. La fondazione continuerà a provvedere alle necessità dei fedeli di Qaryatan, dove padre Mourad ha operato per oltre quindici anni, fornendo stufe e gasolio alle tante famiglie scappate dalla città e ora residenti a Homs, Fairozah e Zaidal. A Homs, in particolare, si assicurerà cibo e beni di prima necessità a ben quattromilacinquecento famiglie di sfollati, mentre a Marmarita, nella cosiddetta Valle dei Cristiani (Wadi al-Nasara), saranno sostenuti i costi di gestione di numerose scuole per sei mesi. Infine la fondazione donerà una macchina alle religiose che gestiscono un ospedale a Damasco.
Tra povertà, violenze e difficoltà quotidiane, anche questo non sarà un Natale facile per i cristiani siriani, così come non lo sono stati gli altri trascorsi dall’inizio della guerra. Eppure, nonostante il dolore e la sofferenza, la comunità ritrova gioia e speranza nella nascita del Signore: «Noi — sottolinea Acs — vogliamo aiutarli a vivere questo giorno con gioia, in particolare i bambini che già così piccoli pagano ad alto prezzo la loro fede in Dio».