Come informa Avvenire, ieri in commissione Giustizia del Senato, nell’ambito della discussione in merito al ddl Cirinnà sulle unioni civili gay, ha «tenuto banco la questione del cambiamento di sesso». Dei circa 1.300 emendamenti ancora in sospeso, nella seduta di ieri ne sono stati preclusi 30 e 6 sono stati votati e respinti. Tra questi ultimi, spiega il quotidiano della Cei, «quello proposto dai senatori di Ap Gabriele Albertini, Carlo Giovanardi e Maurizio Sacconi. La richiesta era di non tener conto della recente sentenza della Cassazione “secondo cui il cambiamento di sesso all’anagrafe può realizzarsi in base a una semplice percezione soggettiva”».
PD E M5S. Con l’emendamento, i tre esponenti di Area popolare hanno chiesto ai colleghi di approvare il fatto che, nonostante la «novità introdotta da una sezione della Cassazione», il sesso delle persone «rimanga certamente definito da natura o da provvedimento giudiziario a seguito di modifica dell’organo sessuale», come prevede l’ordinamento vigente. Ma niente da fare. A determinare la bocciatura dell’emendamento sono stati i voti del Pd, del Movimento 5 Stelle e del verdiniano Ciro Falanga (la maggioranza “a geometria modificata” su cui potrebbe puntare il governo Renzi per far passare la legge nel caso in cui non si trovi un accordo con i centristi).
«PROVA DELL’IDEOLOGIA». In un nota congiunta, Albertini, Giovanardi e Sacconi osservano che Pd e M5S «hanno difeso la sentenza della Cassazione e la conseguente possibilità di cambiare sesso più volte nell’arco di vita secondo la mera volontà della persona», un fatto che rappresenta una «conferma della natura ideologica del ddl Cirinnà». Quel testo, aggiungono i tre, «come temevamo, mette in discussione le basi antropologiche della società rendendole instabili con conseguenze imprevedibili».
CONSEGUENZE. Quali siano queste possibili conseguenze lo ricorda Eugenia Roccella, che proprio commentando la bocciatura dell’emendamento in questione spiega: «Secondo la Cassazione si è autorizzati a iscriversi all’anagrafe come donna anche mantenendo gli organi sessuali maschili e quindi la possibilità di essere padre, e naturalmente si può essere ufficialmente uomo e mantenere la possibilità di essere madre». Possibilità che unite a un’eventuale approvazione delle unioni civili gay secondo il ddl Cirinnà (che di fatto le equipara al matrimonio) prefigurano davvero uno scenario imprevedibile. Oltre al fatto che respingendo la proposta di Albertini, Giovanardi e Sacconi la commissione del Senato «ha smentito quelli che continuano a sostenere che l’ideologia gender non esiste», nota sempre la deputata di Ap.
«FANATISMO». Durissima la reazione del senatore di Forza Italia Lucio Malan: «Si tratta di un caso di fanatismo in cui in nome di una ideologia si nega l’evidenza della realtà: gli esseri umani sono maschio o femmina, cosa che avviene anche nella stragrande maggioranza delle specie animali. Si tratta di annullare una realtà umana, la differenza sessuale, attraverso una sentenza. Un po’ come quando Galileo fu condannato per aver detto il vero, cioè che la Terra gira intorno al Sole e non viceversa».
PRESSING GRILLINO. Ma il senatore grillino Alberto Airola non si smuove di un millimetro: secondo lui le obiezioni di Ap e di Forza Italia alla sentenza sono «deliri», perché – dice ironicamente rivolto ai centristi – «cambiare sesso non si fa con la leggerezza con cui voi cambiate partito», e anzi propone che la commissione istituisca una data fissa con sedute atte a superare l’ostruzionismo e approvare in fretta il ddl Cirinnà.
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