Vescovo, Roma, popolo, Padre Nostro, Ave Maria. Come risuonano familiari e antiche le parole con cui il nuovo Papa si è presentato al mondo, inchinandosi e domandando «un favore, la benedizione» ai centocinquantamila pellegrini che lo acclamavano scandendo quel bellissimo nome, così caro, così italiano, «Francesco! Francesco!».
Avevamo atteso la fatidica fumata bianca ammassati davanti alle telecamere. Tutti compressi (almeno i cosiddetti esperti, commentatori, giornalisti) nel carico delle tanto necessarie quanto rivelatesi nulle e vuote nostre previsioni. Discussioni, insinuazioni dotte, divagazioni al gabbiano sul comignolo. D’un tratto la tenda di quel terrazzo su San Pietro si è scostata e una voce emozionata e chioccia ha scandito il nome latino che ha ammutolito la folla e fatto correre il brusìo della sorpresa. E di una domanda da bambini che ha fatto il giro del mondo, «e chi è costui?».
Tutto cominciò sulle rive di un lago che come l’Argentina di adesso, per noi occidentali o orientali che siamo, è un grande e vivace paese, patria di Messi, di Evita e del tango. Però è vero, e in ogni senso, non solo geografico, che è come se la Chiesa sia andata a prendere il suo capo «dalla fine del mondo». Così, duemila anni orsono, doveva apparire quella pozzanghera di Tiberiade. E Cafarnao, piccolo borgo di pescatori disteso sulle rive del lago dove Gesù andò a prendersi Pietro e i suoi amici. E rimase tra loro, «ospite nella casa di Pietro».
Di questo nuovo Papa, tutto quel che si dice di lui in principio è proprio vero. Semplicità, umiltà, vivo senso della fraternità. Niente ha più significato delle nostre categorie. Destra, sinistra, conservatore, progressista, chiesa dei poveri. D’un tratto, diventano tutte parole al vento. Categorie obsolete, come si dice. Aria che si passa. Invece è vero, che sin dalle prime movenze di papa Bergoglio, vien su dal fondo dei secoli, la voce di Uno che «fissando lo sguardo su di lui disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». Vien su un Uomo che si è preso il potere di cambiare il nome a un altro uomo, e di porlo alla testa della sua compagnìa, come se la sua compagnìa dovesse arrivare fino a noi. E in effetti è arrivata.